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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 12:40.

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È l'altro provvedimento forte del «pacchetto previdenziale» che dovrebbe essere inserito nella correzione alla manovra triennale. La misura che, se non proprio nel brevissimo termine imposto dall'obiettivo del pareggio di bilancio anticipato, può garantire un contenimento importante della spesa pensionistica. L'anticipo della scalettatura per innalzare l'età di pensionamento di vecchiaia delle dipendenti del settore farebbe scattare lo starter nel 2012 anziché dal gennaio del 2020, come prevede attualmente la legge 111/2011.

Con questo intervento l'asticella dell'età salirebbe di qualche mese nei primi anni, per poi fare salti di un semestre l'anno nella seconda parte del periodo di transizione, previsto non superiore ai quattordici anni. In questo modo si arrivarebbe a regime verso il 2023-2014, con l'allineamento a 65 anni in visrtù sia dell'applicazione della finestra mobile sia dell'«ascensore» dell'aspettativa di vita cui sarebbe agganciato il momento effettivo del pensionamento.

Si stima, nel periodo di transizione al nuovo regime, un risparmio cumulato compreso in una forchetta tra un minimo di 13 miliardi e un massimo di 18,5.
L'allineamento a 65 anni per il pensionamento di vecchiaia, per questa via più breve, avverrebbe comunque con 12 anni di ritardo rispetto alle dipendenti del settore pubblico per le quali, Il requisito di età necessario per conseguire la pensione di vecchiaia passa da 61 a 65 anni il prossimo gennaio (come prevede la legge 122/2010, art. 12, comma 12 sexies).

Le ragioni che hanno portato all'ntroduzione di questo maxi scalone, come si ricorderà, derivano dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 13 novembre 2008 (causa C46/2007). Con questa sentenza, derivata da una procedura di infrazione, la Corte ha condannato l'Italia per aver mantenuto in vigore una normativa differenziata tra uomini e donne nel settore pubblico; è stata giudicata illegittima, in quanto discriminatoria, la norma che consentiva alle lavoratrici pubbliche di anticipare la pensione di vecchiaia a 60 anni, cinque anni prima degli uomini. Un primo tentativo di rispondere alla sentenza era stato tentato con la legge 102/2009 (Dl 78/2009), che ha provato ad attuare gradualmente la pronuncia entro il 2018. La Ue ha però ritenuto eccessivamente graduale la soluzione adottata che è quindi stata nuovamente ridotta.

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