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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 09:53.

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Dalla ricapitalizzazione delle imprese per far riemergere i capitali rientrati dall'estero alla defiscalizzazione degli investimenti, dal credito d'imposta automatico per gli investimenti in nuova occupazione alla detassazione degli utili reinvestiti. Sono queste le ricette per la crescita predilette dai parlamentari che si accingono a emendare la manovra anche sul lato sviluppo. E poi ci sono le indicazioni, precise, su dove reperire le risorse necessarie a dare concretezza alle misure: dalla dismissione degli immobili pubblici, al condono tombale, dalla patrimoniale all'imposta sui valori immobiliari, dalla lotta all'evasione all'aumento dell'aliquota Iva sui beni di lusso, fino al riassetto più o meno incisivo delle pensioni. Infine, immancabili le liberalizzazioni e le deregolamentazioni.

«Sono convinto che la nostra economia abbia bisogno di liquidità per investire in ricerca e tecnologie – ragiona il Pdl Massimo Corsaro che siede in commissione Bilancio alla Camera – ma per far questo servono quattrini. E poiché le banche e lo Stato non ne hanno bisogna puntare sull'autofinanziamento dell'economia e in particolare su quei 105-106 miliardi rientrati dall'estero ma non immessi nell'economia. Bisogna far sì che quei capitali vengano utilizzati per ricapitalizzare le imprese defiscalizzando gli investimenti».

Sempre nel Pdl c'è poi una robusta ala che tifa condono. «La mia proposta – argomenta il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Donato Bruno – è accelerare nella riforma del fisco e dei tributi e chiudere il passato con un condono fiscale. Si libererebbero risorse da destinare allo sviluppo». Un'idea rilanciata anche da Amedeo Laboccetta e da altri esponenti del partito del premier. Gli scajoliani, invece, puntano tutto su un aumento dell'Iva. «Diciassette miliardi – precisa il presidente della commissione Agricoltura della Camera Paolo Russo, vicinissimo a Scajola – sarebbero le risorse rinvenienti dall'aumento di un punto dell'Iva fatti salvi i prodotti di prima necessità e ben sufficienti a sostenere le imprese a crescere, ad alimentare ricerca ed innovazione, ad essere volano di opportunità e sviluppo».
Rispolvera l'idea di una patrimoniale, invece, un deputato di punta del Pdl come Enrico La Loggia: «Prenderei tutti i conti correnti oltre 300mila euro e chiederei un contributo straordinario di circa l'1%, fra 3mila e 5mila euro, mirato sullo sviluppo, per finanziare incentivi alle imprese o da destinare all'abbattimento di mutui per investimenti».

Molto dettagliate anche le tipologie di intervento proposte dal Pd in funzione pro-crescita. «Misure più incisive per la lotta all'evasione – elenca Paolo Giaretta che in commissione Bilancio del Senato seguirà la manovra per i Democratici –, imposta sui valori immobiliari, accorpamento degli uffici periferici dello Stato, dimezzamento delle società pubbliche, piano di dismissioni degli immobili pubblici in partenariato con gli enti locali». E Francesco Boccia aggiunge un altro tassello: «Servono crediti d'imposta automatici fino ad esenzioni totali per gli investimenti in nuova occupazione, ricerca e macchinari».

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