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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 09:58.

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Nel grande e disordinato cantiere della manovra di Ferragosto si lavora anche per modificare la nuova Robin Tax. La conferma è arrivata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, in occasione di un dibattito sul futuro energetico del Paese al Meeting di Rimini. Prende corpo, dunque, l'ipotesi che già martedì sera la commissione Industria del Senato aveva espresso nel parere sulla manovra, in particolare per la parte che riguarda l'estensione del tributo su altri settori regolati come reti di telecomicazione e concessionarie.

«La manovra è stata scritta molto velocemente - ha osservato Saglia - è dunque è probabile che si renda necessaria qualche modifica anche sulla Robin Tax, per esempio nelle modalità di riscossione. Perciò si sta valutando l'ipotesi che la Robin Tax venga spalmata in modo più ampio». Dunque sarà estesa alle altre infrastrutture di rete? Senza voler anticipare i tempi, il sottosegretario ha chiarito che «si va in questa direzione».

Dopo il parere della commissione Industria, la giornata di ieri è stata segnata da molte prese di posizione. Ha espresso «assoluta contrarietà» alla Robin Tax è stato Giampaolo Galli, direttore generale della Confindustria, nell'incontro delle parti sociali con il Pd per discutere delle modifiche alla manovra. «Siamo contrari alla formulazione contenuta nel decreto - ha detto Galli - e anche alla proposta di estendere la tassa ad altri settori come le tlc e le concessionarie». Secondo Confindustria, dunque, semplicemente «la tassa deve essere eliminata».

Ma è polemica fra aziende energetiche e telecomunicazioni. Asstel accusa apertamente Eni ed Enel di voler estendere senza «nessun senso logico né economico» la tassazione ad altri settori secondo il principio del "mal comune, mezzo gaudio". Il presidente Asstel, Stefano Parisi, mette subito a bilancio il danno subito in Borsa dai titoli tlc. «Chiediamo al Governo e al Parlamento di chiarire quanto prima la situazione al fine di evitare ulteriore allarme sui mercati». Parisi ha scritto anche una lettera ai ministri competenti, in primis Giulio Tremonti, e ai presidenti delle commissioni parlamentari.

Assopetroli-Assoenergia parla invece di «norma iniqua che metterà in crisi il settore», «una norma "feudale" che colpisce solo alcuni soggetti imprenditoriali, per di più operanti in un settore come quello energetico che è fondamentale per lo sviluppo del Paese».
Intanto il presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, - sempre da Rimini - ha annunciato la convocazione di un consiglio straordinario, quasi certamente domani, per «un'analisi complessiva della nuova maggiorazione d'imposta sugli utili delle aziende energetiche e sui suoi effetti sugli investimenti». L'obiettivo è trasmettere un parere a Governo e Parlamento prima della conversione in legge del decreto. Bortoni non contesta solo le finalità della nuova Robin Tax (quella del 2008 mirava a drenare i maggiori guadagni realizzati dalle imprese grazie alle quotazioni del petrolio vicine ai 150 dollari al barile, mentre questa si estende anche alle rinnovabili).

Ciò che secondo il presidente dell'Authority va messo in discussione è il fatto che la tassa colpisca anche le reti di trasporto e distribuzione dell'energia «che poco hanno a che fare con le dinamiche petrolifere». Per questo, ha avvertito Bortoni, ci interrogheremo anche «sui criteri che hanno indotto il legislatore a incidere solo sulle infrastrutture energetiche del Paese». Una richiesta implicita che la tassa venga estesa anche agli altri settori e di conseguenza ridotta. Tra l'altro, l'Authority di fronte ad aziende che dovessero trasfere sulle tariffe e dunque sui consumatori il peso della Robin Tax può solo segnalare la cosa al Governo e al Parlamento.

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