Nella settimana del Salone del Mobile in cui gli affitti a Milano sono schizzati alle stelle più di un terzo dei milanesi si dice pronto a condividere la propria casa con nuovi ospiti e il 17% non esclude di farlo in futuro. Secondo una indagine di Casa.it affittare la propria abitazione a Milano in questi giorni permette di guadagnare il 135% in più rispetto a una normale settimana dell’anno.
Complice anche la legge regionale n. 27/2015 della Regione Lombardia, che ha introdotto di fatto l’home sharing, i cittadini di Milano hanno mostrato - in una indagine condotta dall’osservatorio di Sara Assicurazioni - di essere interessati alla condivisione degli alloggi in un’ottica di guadagno, ma anche per conoscere nuove persone.
Il 34% degli intervistati conosce ed è interessato a valutare la possibilità di affittare la propria casa ai turisti: possibilità, questa, che è stata introdotta e regolata dalla legge n. 27/2015 della Lombardia: il provvedimento ha introdotto per la prima volta la possibilità per i privati di affittare temporaneamente la propria abitazione o un altro immobile di proprietà (a patto che abbia i requisiti di abitabilità). Chi gestisce fino a tre unità abitative può farlo attraverso una forma non imprenditoriale, se l’attività è svolta in maniera non continuativa. In caso contrario, e sopra i tre appartamenti, la legge prevede che scatti l’attività d’impresa.
“La Lombardia impone una serie di paletti tra cui le istruzioni delle dotazioni della casa in italiano e in inglese”
Affittare la propria casa in maniera “legale” non è però così facile: il regolamento attuativo n. 7 del 5 agosto 2016 della Regione Lombardia impone ai proprietari una serie di paletti: prima di tutto, l’appartamento non può essere affittato per più di 30 giorni all’anno; poi è necessario mettere a disposizione degli ospiti un manuale in italiano e in inglese sulle dotazioni della casa e sul funzionamento degli elettrodomestici. Vanno fornite anche informazioni turistiche (sempre in due lingue) ed obbligatorio che nell’appartamento ci sia una lavatrice e un forno (tradizionale o microonde), mentre il televisore è elencato tra le dotazioni “preferibili”. Tra gli altri requisiti minimi c’è il bollitore per l’acqua calda per il tè, lo spremiagrumi, la cassetta di primo soccorso e il bidet (ma per questo è prevista una deroga in caso di assenza).
Secondo l’indagine dell’osservatorio Sara Assicurazioni la predisposizione mostrata dai milanesi nella condivisione delle case è un dato di rilievo perché va considerato che la casa resta ancora oggi il luogo per eccellenza dell’intimità, quello in cui ci si sente sereni e rilassati (73%), ma anche un bene affettivo (46%), da trasmettere ai figli (15%). Anche per questi motivi il 50% dei milanesi si è dichiarato restio a ospitare sconosciuti: il 29% non si fida di chi può entrare in casa, mentre un ulteriore 21% afferma di non essere intenzionato a condividere la propria abitazione con nessuno al di fuori della famiglia.
Tra i timori che l’home sharing scatena ci sono la paura di ospitare persone maleducate e poco rispettose (58%) e la paura di perdere la propria privacy (45%).
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