Apparentemente sono “solo” istruzioni tecniche per adeguarsi all'obbligo di taratura imposto due anni fa dalla Corte costituzionale su tutti i tipi di autovelox e un riepilogo delle regole a tutto campo sui dettagli dei controlli di velocità, aggiornate una settimana fa dalla direttiva Minniti (si veda Il Sole 24 Ore del 22 luglio). In realtà, con il Dm Infrastrutture n. 282 del 13 giugno (che sta per essere pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale»), queste ultime diventano regole che organi di polizia e gestori di strade devono rispettare davvero, pena il rischio di condanne per abuso d'ufficio. Così molti Comuni dovranno rendere completamente visibili le postazioni di controllo. E molti segnali che preavvisano della loro esistenza dovranno essere smontati.
La taratura, imposta dalla sentenza 113/2015 della Consulta, è la verifica della precisione di misura sia dei prototipi sia dei singoli esemplari degli apparecchi. È stata disciplinata sostanzialmente recependo le prassi adottate dal ministero dal 2005, quando l'operazione era stata riconosciuta obbligatoria per gli apparecchi non presidiati da agenti. Sono state apportate poche aggiunte, concordate con Accredia, l'organismo nazionale unico di accreditamento.
Alla taratura segue la verifica di funzionalità (integrità e buon funzionamento dell'apparecchio), che poi va eseguita anche dall'organo di polizia prima dell'uso su strada e quasi sempre si limita a un'auodiagnosi dello strumento, che se rileva problemi li segnala o si mette automaticamente fuori servizio.
Di fatto, tutto ciò avviene già da anni, tranne che per alcuni apparecchi il cui numero si è ridotti con gli anni, a causa dell'obsolescenza. Per poter impiegare questi ultimi anche dopo la pubblicazione del Dm, sarà necessario tararli e verificarli come tutti gli altri.
Sul fronte delle regole di dettaglio per i controlli, il recepimento della direttiva Minniti è un salto epocale. Finora, le istruzioni del ministero dell'Interno (come la precedente direttiva Maroni del 14 agosto 2009) erano state emanate sotto forma di semplici circolari. Quindi, per i responsabili degli organi di polizia che si attenevano solo alle disposizioni di legge e non anche alle direttive, non c'erano sanzioni. I Dm, invece, sono vincolanti e per chi non li rispetta è configurabile il reato di abuso d'ufficio.
Una regola di dettaglio spesso disattesa da quando è stata fissata (2009) è l'obbligo di rendere visibili le postazioni fisse automatiche apponendovi sopra un segnale col simbolo del corpo di polizia che la gestisce (il casco per i vigili urbani, la sagoma di un agente per la Stradale). A questo punto, l'apposizione di tali segnali diventa obbligatoria.
Altri segnali, invece, andranno smontati. Sono quelli di preavviso autovelox, peraltro spesso vecchi e con caratteristiche grafiche non regolamentari, in luoghi dove in realtà non vengono effettuati controlli: la direttiva Minniti ha recepito i pareri resi nel tempo dal ministero delle Infrastrutture, secondo i quali possono essere presegnalate con segnali fissi solo le postazioni automatiche o i punti in cui le pattuglie si appostano abitualmente, secondo piani prestabiliti. I controlli occasionali vanno invece presegnalati con cartelli provvisori da appoggiare sull'asfalto.
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