E ora come si fa senza il Tutor? Polizia stradale e Autostrade per l’Italia hanno confermato l’anticipazione del Sole 24 Ore secondo cui il sistema è stato spento per il contenzioso sul suo brevetto, assicurando però che controlli sulla velocità si continueranno a fare. Come? Un comunicato Polizia-Aspi parla dell’attivazione «in via sperimentale» di un sistema derivato dal Tutor, su cui però potrebbero esserci ulteriori contenziosi. Non è invece vero che le postazioni degli ormai ex tutor potranno essere utilizzate come rilevatori della velocità: il sistema è infatti stato dismesso per intero.
Così molto probabilmente rivedremo i classici controlli fatti dalle pattuglie, che però sono poche e hanno più vincoli rispetto al passato. Ma attenzione: rispetto a quei tempi, oggi è disponibile un nuovo sistema che può anche essere nascosto e quindi può colpire duro.
I controlli classici sono più difficili non solo per i cronici problemi di organico della Polizia, ma anche perché nel frattempo (da agosto 2007) il Codice della strada (articolo 142, comma 6-bis) impone di presegnalarli e renderli ben visibili. Un vincolo molto penalizzante sulle autostrade, in cui il Tutor veniva installato perlopiù in quel periodo e quindi la segnaletica di «controllo elettronico della velocità» è stata installata quasi esclusivamente in corrispondenza dei portali del sistema.
Si possono utilizzare i box fissi in grado di ospitare normali autovelox, ma nelle tratte Tutor sono pochi (oltre ad essere intrinsecamente meno efficaci perché misurano la velocità in un solo punto). E allora occorrerebbe far appostare pattuglie come si faceva prima del Tutor e dei box fissi, cosa che però nell’immediato richiede di piazzare ogni volta segnali mobili provvisori che ne preannuncino la presenza (e che, essendo provvisori, possono essere poco visibili, perché sono piccoli e rischiano di cadere).
Le pattuglie possono appostarsi anche con i nuovi telelaser, in grado non solo di soprendere i conducenti misurando la velocità centinaia di metri prima del punto in cui sono stati installati, ma anche di documentare l’infrazione con immagini nitide (nelle quali si può riconoscere anche il volto di chi guida). Queste immagini superano il problema della “scarsa produttività” del Telelaser: quando non c’erano, di fatto costringevano a dare l’alt immediato ai trasgressori, cosa che in autostrada crea spesso problemi di sicurezza e comunque rende impossibile sanzionarli tutti. Oggi il progresso ha consentito di ottenere foto grazie alle quali un Telelaser può essere usato per rilevare buona parte degli sforamenti dei limiti, come un normale autovelox.
Infine c’è lo Scout, evoluzione del Provida tanto temuto nel 2001 e negli anni immediatamente successivi. Dunque, è montato su vetture di servizio (comprese le autocivetta) e misura la velocità anche quando è in movimento. La differenza, sostanziale, è che per farlo non occorre più che - come accadeva col Provida - un agente punti un veicolo e ne cronometri a mano il tempo di percorrenza su un tratto di almeno qualche centinaio di metri: allo Scout basta un attimo, perché la misura avviene in automatico con un radar.
Scout e Provida sono temibili anche perché si ritiene siano gli unici rilevatori di velocità per i quali non vale l’obbligo di presegnalazione e visibilità, che riguarda solo le «postazioni». Nell’interpretazione data sinora dai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, i veicoli di servizio in movimento non sono «postazioni» e quindi Scout e Provida possono anche essere nascosti su autocivetta. Ma qualche giudice di pace la pensa diversamente.
© Riproduzione riservata