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Dossier Targhe estere, la rivolta rumena contro la stretta

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Dossier | N. 509 articoliCircolazione stradale

Targhe estere, la rivolta rumena contro la stretta

Multe, proteste, code alla Motorizzazione, contratti fasulli e vetture riportate in patria, anche mettendole su bisarche. E persino un caso internazionale, con una richiesta d’incontro dell’ambasciatore rumeno al governo italiano. Sono le prime conseguenze della stretta contro i furbetti delle targhe estere, entrata in vigore una settimana fa. Le sanzioni sono fioccate sin dalle prime ore e la voce si è sparsa tra le comunità di stranieri, soprattutto dell’Est Europa, che finora - per sfuggire alle multe e risparmiare su bollo e assicurazione - hanno circolato in Italia con la targa del loro Paese d’origine anche quando possiedono una vettura acquistata nel nostro Paese.

Le sanzioni fioccano perché la stretta sull’esterovestizione dei veicoli - contenuta nella versione convertita in legge del decreto sicurezza (Dl 113/2018) - si applica in modo semplice: fermato un veicolo con targa straniera, bisogna solo verificare che il guidatore risiede in Italia da più di 60 giorni e se non si rientri in uno dei casi di esenzione dalle sanzioni (leasing o noleggio a lungo termine in corso con società non italiane o comodato di un’impresa estera a un suo dipendente o collaboratore residente in Italia). C’è anche questa facilità fra le cause della solerzia che le forze dell’ordine stanno mostrando nel contrastare il fenomeno.

La situazione
Finora non ci sono statistiche ufficiali sul numero di sanzioni comminate dai vari organi di polizia. Ma da varie parti d’Italia (soprattutto Veneto ed Emilia-Romagna, dove storicamente il fenomeno è più diffuso e per questo provoca il risentimento degli italiani) arrivano giorno dopo giorno notizie di persone fermate e multate.

Circolando in queste zone, salta all’occhio una minor presenza di targhe straniere, perlomeno nei pressi dei principali centri abitati. Nelle campagne è più facile vederne ancora, ma magari solo parcheggiate nei cortili dei casolari dove vivono gli stranieri che lavorano come braccianti, in modo da essere al riparo dalle sanzioni.

Fonti qualificate riferiscono di bisarche cariche di veicoli con targa rumena in viaggio sulle autostrade del Nord. È quindi probabile che alcuni, per non farsi multare, abbiano scelto di costituire gruppi per pagare le spese di trasporto sul mezzo pesante.

L'offerta di contratto di comodato veicoli per rumeni che gira su Whatsapp

Ma c’è anche chi sfrutta la situazione per proporre una soluzione quantomeno opaca: un contratto di comodato. L’offerta circola in queste ore sui gruppi di Whatsapp (si veda la foto a sinistra). In sostanza, il veicolo verrebbe intestato a una società, che poi fa risultare di averlo ceduto in comodato all’utilizzatore effettivo. Però la legge esenta il comodato dalle sanzioni solo quando l’utilizzatore è un dipendente o un collaboratore dell’impresa estera che gli concede il mezzo in uso. Quindi probabilmente vengono offerti contratti in cui ci sarebbe una dichiarazione falsa dalla quale risulti che l’utilizzatore ha un rapporto di lavoro con l’impresa concedente.

Reimmatricolazione a ostacoli
Chi è stato già multato ha di fronte la scelta se portare il veicolo fuori dal territorio nazionale o reimmatricolarlo con targa italiana. Al momento, quest’ultima possibilità è quella auspicabile per lo Stato italiano, se non altro per ragioni fiscali. Ma il decreto sicurezza non prevede procedure snellite.

Quindi, occorre fare la stessa trafila (con i relativi costi, anche fiscali per l’Ipt che va alle Province) che normalmente devono seguire gli importatori paralleli o i privati cittadini per immatricolare in Italia esemplari che comprano all’estero. Compresi gli adempimenti anti-evasione Iva (censimento con comunicazione all’agenzia delle Entrate), che oggettivamente in questo caso non servono perché non c’è stato alcun acquisto del mezzo da parte di chi immatricola.

Ulteriori problemi vengono dal fatto che a volte le vetture hanno la revisione scaduta: con targa estera non le si può sottoporre al controllo in Italia (nella Ue non esiste ancora la reciprocità tra i vari Stati sulla materia). Quindi, agli adempimenti burocratici va aggiunta la visita e prova da parte della Motorizzazione.

Le proteste
Tutto questo porta ulteriori ritardi a tempi di regolarizzazione che già non possono essere brevi, date le carenze di organico di molte sedi della Motorizzazione. Lo stanno sperimentando molti stranieri, che in questi giorni si stanno recando negli uffici. Trovando code e confusione, come è stato segnalato per esempio a Pisa.

A volte c’è anche tensione, come accaduto a Milano con un gruppo di rumeni. Tanto che la notizia è stata data anche dalla televisione rumena.

Qualcuno cerca di evitare questi problemi recandosi negli uffici del Pra. Un tentativo inutile: il Pra non è competente in materia di nazionalizzazione di veicoli provenienti dall’estero.

Diplomazia e circolari
Così la questione è finita sul tavolo dell’ambasciatore della Romania in Italia, che ha chiesto un incontro ai ministeri responsabili di attuare le norme contro l’esterovestizione: Interno e Trasporti.

A giorni dovrebbe essere emanata una circolare, forse congiunta tra i due ministeri, che stanno studiando i problemi applicativi emersi nei primi giorni. Nel frattempo, la direzione generale della Motorizzazione (che dipende dai Trasporti) sta emanando disposizioni operative transitorie, però ancora insufficienti a risolvere i problemi: occorrerebbe cambiare la legge.

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