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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 19:21.

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Misure radicali e credibili". I lettori del Sole approvano la cura per l'Italia in 10 punti proposta da Zingales e PerottiMisure radicali e credibili". I lettori del Sole approvano la cura per l'Italia in 10 punti proposta da Zingales e Perotti

Il decalogo redatto per Il Sole 24 Ore da Roberto Perotti e Luigi Zingales, con le misure che secondo i due economisti consentirebbero all'Italia di arrivare subito al pareggio di bilancio, ha sollecitato molta attenzione tra i lettori. E moltissimi tra di loro - quasi 200 - sono intervenuti postando un commento. Tutti concordano sulla necessità – espressa da Perotti e Zingales – «di misure radicali e credibili». Qualcuno sposa tutto il pacchetto proposto nel decalogo, molti fanno invece distinguo, oppure critiche profonde, a quanto proposto dai due economisti.

Tra i lettori-commentatori è molto diffusa la convinzione che ben difficilmente la classe politica utilizzerà potenti diserbanti per bonificare «l'enorme sottobosco al confine tra economia e politica» stigmatizzato nella premessa al decalogo. E al riguardo si registra una perfetta somiglianza tra i partiti che fanno parte dell'attuale maggioranza e quelli che stanno all'opposizione che, nella gran parte dei commenti che analizzano la probabilità che i legislatori adottino provvedimenti per contrarre in modo rigoroso la spesa, sono appaiati sullo stesso gradino della scala della fiducia: quello più basso.

Scrive ad esempio "brown50": «Le proposte dei nostri economisti dovrebbero tenere in considerazione che si rivolgono alla classe politica (…) Come è pensabile che tale fauna umana motivata da tali motivazioni accetti di togliersi la terra da sotto i piedi per il bene comune che per definizione non è di nessuno?». Anche gli evasori fiscali sono bersaglio di molti commenti dei lettori, tra chi chiede l'introduzione di elementi di contrasto di interesse, chi propone sanzioni gravissime per chi non paga le tasse e chi si sbriga a invocare il patibolo. Sui tagli dei costi della politica si esercita un altro gruppo molto numeroso di commentatori online.

La "casta" attira disprezzo e odio profondo in molti lettori, ciascuno dei quali avanza le proprie proposte per disboscare enti, tagliare privilegi, accorpare i comuni, eliminare le province, sgrossare i consigli regionali, segare contributi a partiti e giornali, ridimensionare Camera e Senato (e magari eliminiare il secondo). Sfogliando le decine di commenti si trovano vari altri decaloghi autoprodotti dai lettori che insistono esclusivamente sul taglio dei costi della politica, che nel decalogo originale di Perotti e Zingales si trova al punto 4 (punto 4 che secondo molti lettori è anche troppo timido). Soltanto pochissimi dissentono dall'ipotesi di agire con più vigore anche nel settore "pensioni" (punto 7) e sulla necessità di tagli agli stipendi pubblici più alti (punto 8).

E, tutto sommato, sembrano trovare buona accoglienza anche le proposte di Perotti e Zingales contenute nel punto 5 ("Taglio di sussidi e agevolazioni alle imprese"), nel punto 6 ("Eliminazione dei progetti faraonici ed inutili") e nel punto 10 ("Addizionale Irpef"). Assai più numerose sono invece le critiche dei lettori che dissentono dal punto 9 ("Aumento delle rette universitarie"). In vari commenti si levano proteste per l'incipit della proposta ("L'università oggi è quasi gratuita, ma è frequentata soprattutto dai ricchi"): molti lettori, specie in base a elementi autobiografici, sostengono che l'università non è affatto gratis e contestano l'assunto secondo cui sarebbe frequentata in prevalenza da "ricchi", termine sul quale, peraltro, bisognerebbe mettersi d'accordo preventivamente.

E in ogni caso c'è chi non accetta più alcun intervento nel settore universitario, come "Alessio" che scrive: «L'università è già stata pesantemente (più di qualunque altra istituzione) colpita in questi anni… ora basta». La critica dei lettori-commentatori colpisce però soprattutto i primi tre punti del decalogo, quelli relativi alle privatizzazioni. Qui, salvo non moltissime eccezioni che lodano le proposte al riguardo dei due economisti, nei commenti dei lettori si legge una specie di rivolta. C'è chi è ideologicamente contrario a priori. C'è chi teme monopoli privati come "balam" che scrive: «È difficile credere che le privatizzazioni senza liberalizzare i settori di appartenenza possano servire a qualche cosa». C'è chi fa considerazioni di opportunità come "Cheremule" che attacca il decalogo: «Il Professor Zingales cerca sempre di vendere le aziende quando il mercato è ai minimi. Facciamo il contrario: vendiamo Finmeccanica quando vale 27 euro, anziché 8...». C'è chi elenca i rischi derivanti da un'eventuale proprietà straniera di aziende strategiche come Finmeccanica ed Eni. C'è chi teme sull'identità dei compratori come "Barabba1", che commenta dubbioso: «Mah! La soluzione sono le solite vecchie privatizzazioni che trasferiranno monopoli pubblici ai privati coi risultati che tutti sappiamo? Delle municipalizzate non parliamo. Chissà in che mani, soprattutto a Sud. Brrrrr». E molti corroborano il loro dissenso facendo degli esempi (molto in voga tra i lettori citare tra i precedenti Alitalia, Telecom, Autostrade e, per uscire dai confini patrii, le ferrovie inglesi).

Ma, a parte i non moltissimi che sono d'accordo su privatizzazioni massicce, c'è anche chi sta prudentemente in mezzo, come "dexter914" che scrive: «Non approvo al 100% ma condivido che si potrebbe fare una privatizzazione accurata» e dice la sua opinione anche scendendo nello specifico «la Rai è giusto privatizzarla, tenendo solo un canale, così i politici non ci mettono il ...., anche le municipalizzate altro carrozzone di raccomandati».

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