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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 08:12.

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Sarà l'attuazione "accelerata" della riforma assistenziale a trainare l'Italia verso il pareggio di bilancio con un anno di anticipo rispetto al 2014. Come ha spiegato lo stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nella conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi con il premier e il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, il pareggio di bilancio sarà raggiunto già nel 2013 senza modificare l'impianto della manovra di stabilizzazione ma soltanto anticipando di un anno «la corsa della manovra».

Il che si traduce, sostanzialmente, nell'anticipare al 30 settembre 2012 (non più al 2013), l'adozione di provvedimenti di razionalizzazione in materia fiscale e assistenziale tali da assicurare effetti positivi di gettito non inferiori a 4 miliardi di euro già a partire dal prossimo anno e a 20 miliardi per l'anno 2013.

A garantire che l'obiettivo sarà comunque centrato e che ci saranno gli auspicati effetti positivi sul gettito per 4 miliardi subito e 20 miliardi dal 2013, ci penserà la clausola di salvaguardia già inserita in manovra. Come ha ricordato Tremonti se non si farà la delega assistenziale il Governo procederà da subito a una riduzione forfetaria del 5% per il 2013 (da leggere dopo ieri 2012) del 20% a decorrere dal 2014 (2013 con l'anticipo) delle cosiddette tax expenditures, ovvero le 485 voci che tra detrazioni, deduzioni, regimi agevolati e aliquote ridotte producono oggi una spesa fiscale per lo Stato di oltre 160 miliardi di euro.

Una spada di Damocle che spingerà il Parlamento ad approvare subito la delega e il Governo poi ad attuare la riforma. E, come detto, entro il 30 settembre 2012 almeno di quella assistenziale. Il disegno di legge è già approdato alla Camera e sarà assegnato la prossima settimana alle Commissioni competenti riconvocate proprio ieri dal Presidente della Camera Gianfranco Fini per avviare i lavori. Magari partendo dalla coda dell'attuale disegno di legge. Dove all'articolo 10 il Governo chiede alle Camere la delega per la riforma assistenziale prevedendo interventi mirati di riqualificazione e di riordino della spesa sociale. Solo centrando questo obiettivo, ha ricordato ancora Tremonti ieri, si potrà procedere poi alla riforma fiscale.

Lo scopo dichiarato della delega è quello di arrivare a un'integrazione dei servizi socio-sanitari con quelli del welfare. Oggi, secondo l'Esecutivo, esistono sovrapposizioni e duplicazioni di prestazioni e servizi tali da rendere inefficace il sistema non più «economicamente sostenibile». Per altro esistono sistemi concorrenti tra loro sia sul piano finanziario che su quello istituzionale. Il grosso della spesa per il welfare è gestito dal Servizio sanitario nazionale, cui si aggiungono i trasferimenti socio assistenziali dall'Inps alle famiglie per il sostegno alla non autosufficienza. Infine, anche se in misura ridotta, c'è l'assistenza erogata dai Comuni.

Oltre a ridefinire la catena di governo della spesa sociale, c'è da riscrivere le prestazioni socio-assistenziali in modo da favorire i soggetti autenticamente bisognosi. In primo luogo sarà necessario rivedere i sistema di controllo delle prestazioni oggi erogate, a partire da quelle sugli invalidi e sull'accompagnamento. Un sistema che secondo la delega dovrà poggiare anche su livelli di governo più vicini al cittadino come i Comuni. L'attuale disciplina, dice l'Esecutivo, ha prodotto un numero «sproporzionato» di soggetti invalidi e allo stesso di beneficiari di assegni di accompagnamento.

Come si legge nel ddl il Governo chiede di potersi muovere secondo quattro direttrici: la ridefinizione di tutti gli indicatori utilizzati per individuare la corretta situazione economica dei cittadini con particolare attenzione alla composizione del nucleo familiare; l'armonizzazione dei differenti strumenti previdenziali e assistenziali di sostegno alle «condizioni di bisogno» cui si aggiungerà una reale gestione integrata del welfare assistenziale da ottenere anche attraverso i meccanismi del federalismo fiscale sulla responsabilizzazione nella gestione delle risorse da parte dei singoli livelli di governo; l'istituzione non in via esclusiva di un fondo per l'indennità sussidiaria alla non autosufficienza da ripartire tra le Regioni; la possibilità di trasferire ai Comuni la gestione della social card.

I tempi di attuazione indicati sono due anni ma che partiranno a questo punto dal 2012. La corsa è partita.

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