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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 25 settembre 2013 alle ore 08:50.

Caro Direttore,
ho molto apprezzato il Suo editoriale sul “lavoro duro” da fare in Italia. Concordo completamente con Lei sulla assoluta esigenza insieme di stabile governabilità e di decisa iniziativa riformatrice per dare impulso a quella ripresa che si sta sviluppando in gran parte dell'Europa e che invece ritarda ancora in Italia.

Concordo con Lei, in particolare, che fra le iniziative più semplici e urgenti vi è la revisione del trattamento fiscale delle perdite su crediti consentendo alle imprese bancarie la deduzione (delle perdite) in un anno e non addirittura in 18, come avviene solo in Italia, con la grave conseguenza di frenare fortemente l'erogazione di nuovi prestiti. È ugualmente importante che l'Italia sia più protagonista della definizione di regole veramente identiche per la costruzione di una vera unione bancaria europea nella quale non sussistano più disparità, penalizzanti per banche e imprese italiane; una Italia capace di affermare la validità del proprio modo di fare impresa, valorizzando quel modello regolamentare che ha caratterizzato la vocazione commerciale delle banche italiane rendendole meno esposte agli azzardi.

Concordo pure con Lei sulla assoluta esigenza di privatizzare "tutto quello che è privatizzabile, soprattutto a livello locale e nell'immobiliare", anche con logiche innovative che non ritengano dogmi quelle antichissime leggi che assegnano al Demanio sterminati possedimenti un tempo utili per ragioni militari ma oggi totalmente anacronistiche.

Giustissima, inoltre, la sua invocazione per rivedere a fondo urgentemente gli eccessi burocratici di un regionalismo malcresciuto che si è spesso assommato e non sostituito all'Amministrazione Centrale. Basta leggere l'art. 117 della Costituzione, così come è stato arzigogolato nel 2011, largamente inapplicabile e inapplicato e fonte di estenuanti conflitti di competenza fra Stato e Regioni dinanzi alla Corte Costituzionale. Inoltre è arrivata l'ora per concludere una qualche riforma delle Province dopo troppi annunci e tentativi finiti in nulla.

Concordo, poi, che occorra un "lavoro certosino", voce per voce, capitolo per capitolo, sulle poste dei bilanci pubblici per abbassare la spesa pubblica e ridurre la pressione fiscale, senza tagli lineari, ma con un'incisiva operazione di buona amministrazione come quella che tutti i buoni imprenditori ogni giorno mettono in pratica per gestire e risanare, quando occorre, le loro aziende.

Il mondo delle imprese, oggi più che mai, deve convergere e sollecitare segnali concreti per dare impulso alla ripresa, attraverso riforme urgenti delle istituzioni e misure di forte sollecitazione alla economia reale. Innanzitutto su questi indirizzi siamo interessati a sviluppare ogni iniziativa costruttiva e convergente per il rilancio dell'Italia che si basa innanzitutto sulla ripresa delle imprese e dell'occupazione. Non c'è tempo da perdere. Noi siamo impegnati e disponibili alla piena collaborazione sugli indirizzi da Lei espressi.

Antonio Patuelli è presidente dell'Associazione Bancaria Italiana

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