Notizie ItaliaTitanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento
Titanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento
di Giuseppe Oddo con un articolo di Gianni Trovati | 4 novembre 2013
L'incontro con Grilli. Al ritorno da Roma il Ragioniere generale convince Lombardo a fissare un incontro formale con Grilli. La riunione avviene intorno alla fine di giugno. I più alti esponenti del governo e dell'amministrazione regionale consegnano una nota al viceministro dell'Economia dove sono rappresentati i problemi della Sicilia, tra cui la difficoltà a rispettare le scadenze di pagamento per l'aggravarsi della crisi di liquidità. E' stabilito di comune accordo che il confronto Stato-Regione debba passare per una serie di tavoli tecnici intorno ai quali esaminare e trovare i rimedi ai problemi più urgenti dell'ente siciliano: residui attivi, costo del personale, organizzazione dell'amministrazione, consolidamento della riforma sanitaria, riforma della previdenza, valorizzazione del patrimonio immobiliare, operazioni finanziarie per l'ottimizzazione del debito e per l'accesso a nuove risorse. L'intesa riceve poi in luglio il benestare di Mario Monti, in un incontro tra il premier e Raffaele Lombardo. Il presidente della Regione, che si dimetterà il 31 del mese, si impegna a realizzare un programma di riforme strutturali, vincolante negli obiettivi e nei tempi, che sarà seguito passo per passo dalle strutture tecniche nazionali e alla cui attuazione saranno subordinati i trasferimenti dello Stato alla Sicilia nel quadro del federalismo fiscale.
La tensione cala. A questo punto il Ragioniere generale decide di condividere con i più alti dirigenti della Regione i passi intrapresi con il governo, ottenendo la convocazione del comitato di coordinamento dei dipartimenti di Palazzo dei Normanni. Egli ha in mente di chiedere ai tavoli tecnici se non il blocco almeno l'alleggerimento del patto di stabilità, ma solo dopo che la giunta e la macchina burocratica regionale abbiano dimostrato di avere imbroccato la via del risanamento.
Nel frattempo le tensioni sulla liquidità si allentano, ma non per merito del governo regionale. A partire da luglio il livello della cassa torna a risalire grazie a due provvedimenti del governo Monti: l'erogazione di crediti per 400 milioni vantati dalla Regione nei confronti dello Stato ed iscritti tra i residui attivi e l'inasprimento delle regole del patto di stabilità con cui gli enti regionali debbono concorrere agli obiettivi di finanza pubblica nazionale. Questo secondo provvedimento obbliga la Regione a bloccare o a ritardare i pagamenti in scadenza, consentendole di non privarsi della poca liquidità che le resta.
Il vincolo del patto di stabilità va in sostanza a mascherare la carenza di cassa, che sembra risolversi grazie anche al fatto che in agosto la Regione incassa 500 milioni di imposte. In realtà la minaccia permane.