Notizie ItaliaTitanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento
Titanic Sicilia, quando la Regione autonoma rischiò il fallimento
di Giuseppe Oddo con un articolo di Gianni Trovati | 4 novembre 2013

I no alla politica. Bossone intanto è alle prese con alcune pressanti richieste del mondo politico, di fronte alle quali si chiude a riccio. Si oppone al tentativo di Lombardo e dell'assessore all'Economia Gaetano Armao di riproporre tale e quale la legge finanziaria del 2012 impugnata dal commissario dello Stato. Dopo la richiesta di collaborazione con lo Stato, appena avanzata, sarebbe un affronto verso Monti. Rallenta il disegno per la trasformazione dell'Irfis in società finanziaria regionale, chiedendo la verifica della titolarità dei fondi per la piccola e media impresa. Resiste alle pressioni di alcuni assessori i quali pretendono che certi loro protetti siano comandati presso il dipartimento Bilancio e Tesoro per poi da qui essere dislocati presso altri dipartimenti. Scopre che con questi metodi sono stati assegnati al suo dipartimento persino dei laureati in medicina. Ma lo scontro frontale con la vecchia politica avviene sui fondi dell'assessorato al Turismo per la realizzazione dei grandi eventi, su cui in quel momento indaga la Procura di Palermo. Armao lo nomina coordinatore di una commissione interna per la verifica di eventuali manchevolezze nei controlli tecnico-amministrativi e contabili per il 2010 e il 2011.
I controlli sui grandi eventi. Dopo parecchi mesi di lavoro la commissione arriva alla conclusione che i processi decisionali di spesa per i grandi eventi in Sicilia sono un colabrodo: manca a monte qualsiasi sistema di valutazione costi-benefici, mentre a valle il budget di ogni singolo evento è nella totale disponibilità di un funzionario del dipartimento del Turismo.
La relazione è durissima: «La procedura adottata...presenta sul piano dei controlli amministrativi e contabili una struttura finalizzata sostanzialmente alla elusione sia della logica di programmazione degli interventi sia dei controlli sostanziali da parte del Dipartimento Turismo e della Ragioneria Centrale». E più avanti: «In particolare, risulta inappropriata, se non del tutto anomala, nell'ambito del vigente contesto normativo, la prassi consolidata della trattativa privata, in luogo della procedura di gara a evidenza pubblica e/o il ricorso a metodi di selezione basati sulla concorrenza». E inoltre: «Non emerge una verifica dei piani finanziari di progetto a preventivo e consuntivo, né un maggiore dettaglio delle voci di spesa. Non emerge l'adozione di procedure di gara per l'acquisizione di beni e servizi ripetitivi». Mancano «paletti di controllo effettivi ed efficaci, soprattutto in sede preventiva ma anche in sede di rendicontazione».
Conclusione: «È ragionevole attendersi che un siffatto processo di spesa si presti a possibili abusi oppure a usi inappropriati di denaro pubblico».