Tecnologie InnovazioneUber e i suoi fratelli. Quando le app cambiano anche in meglio il mercato della mobilità: gli esempi cinesi e finlandesi
Uber e i suoi fratelli. Quando le app cambiano anche in meglio il mercato della mobilità: gli esempi cinesi e finlandesi
di D.Aq. | 20 maggio 2014
Oltre 100milioni di utenti registrati ciascuna, alla fine di marzo le due app hanno dichiarato insieme 11milioni di prenotazioni giornaliere. Forse nel tentativo di imbrigliare la nuova facoltà dei tassisti - scrive l'Economist - i media non perdono occasione di riportare episodi negativi, attribuibili alle app: come le storie di clienti anziani ignorati dai taxi lungo la strada. Da parte sua il governo cinese sta intervenendo, anche con un tetto alle mance che possono esser concesse agli autisti (a Pechino ora non possono superare i 5 yuan, con Didi Dache); mentre a Shangai dal primo marzo si prova a vietare, con un certo successo, l'uso delle app durante le ore di punta.
Gli altri in Italia
In Italia, c'è la startup ezTaxi (già exDriver) che permette di prenotare i taxi, grazie ad accordi con i Comuni, ma pagando con carta di credito direttamente nell'app: il preventivo è solo indicativo, si paga a fine corsa, e se inserisci la mancia aumentano le possibilità di ricevere un taxi più velocemente. C'è CityCab, che consente di prenotare veicoli privati Ncc con il preavviso minimo di 24 ore, distinguendo dunque il servizio dal taxi. Altre applicazioni si fanno e si faranno strada. Mentre non è ancora arrivata MyTaxi, app nata ad Amburgo quattro anni fa e che conta oltre 45mila tassisti associati in sei paesi (Germania, Stati Uniti, Austria, Polonia, Spagna e Svizzera); e che a fine corsa consente di dare un voto sia all'autista che alla macchina: se il tassista viene inserito tra i preferiti, dovrà egli stesso "preferirvi" ad altri, quando se ne fa richiesta.
Finlandia: quando è lo Stato a intervenire per ampliare il mercato
Anche i Comuni sono chiamati in causa, e dovrebbero sfruttare a proprio vantaggio tutti questi nuovi usi (e rapporti). Come accade in Finlandia, ad esempio. A Helsinki chiunque abbia uno smartphone può chiamare un mini-bus di città, che raccoglie i passeggeri alle fermate e li accompagna a destinazione. Una startup locale, Ajelo, ha sviluppato il sistema; la città gestisce i veicoli. Ad ogni chiamata, il minivan più vicino ridisegna e adatta il suo percorso, e salirci costa più di un bus pubblico, ma meno della metà di un taxi: il prezzo dipende da quante persone ci sono a bordo. Il ridesharing non è una novità, ma il sistema (Kutsuplus) che dalla scorsa primavera si sta testando nella capitale finlandese (il progetto è finanziato per ora solo fino al prossimo autunno) spicca per ambizione.
Ci sono però pochi veicoli in giro, una quindicina, per circa 2-300 passaggi al giorno, e il sistema potrebbe funzionare meglio: infatti – ammettono gli operatori - ci sono giorni in cui le tariffe coprono il 20% del costo, mentre il restante 80% è finanziato dal budget comunale. Molti abitanti conoscono appena l'esistenza di Kutsuplus e il risultato è che il sistema somiglia molto più a Uber di quanto non si voglia: spesso c'è solo una persona a bordo. Dicono gli addetti che avere più veicoli significherebbe coprire distanze più lunghe, garantire un servizio più veloce, e in teoria assicurarsi più passeggeri.
Il piano della HSL (Helsinki Regional Transport Authority) sarebbe avere cento pulmini operativi entro il 2017, e oltre 2mila entro il 2020. Si vedrà. Intanto l'Autorità ha chiesto ad Ajelo di costruire un sistema aperto anche a chi non possiede smartphone, e vuol prenotare tramite sms.