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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2014 alle ore 07:08.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2014 alle ore 16:31.
Chi ha ragione nella contesa fra i "noleggiatori organizzati" di Uber da una parte e tassisti e Comune di Milano dall'altra? Dal punto di vista legale regna l'incertezza, perché le norme sulla materia sono confuse e rinviano di continuo, praticamente di anno in anno, a quella che dovrebbe essere la liberalizzazione del servizio taxi. Ma nei testi non si leggerà mai questa parola, che ogniqualvolta si affaccia nel dibattito politico porta alla protesta dei tassisti, con rischio di paralisi del traffico (almeno nelle grandi città). Al contrario, una delle proroghe parla di contrasto dell'abusivismo o improprio dell'attività di taxi e di noleggio con conducente (Ncc).
La norma originaria che disciplina la materia dei trasporti non di linea di passeggeri è ormai vecchia: è la legge 21/1992. Non conteneva particolari steccati tra il servizio taxi e il noleggio con conducente, tanto che per anni i tassisti (soprattutto a Roma) avevano protestato per la situazione di fatto, che spesso vedeva autisti di noleggio offrire le proprie prestazioni direttamente al pubblico (per esempio, all'uscita delle aerostazioni). Nel 2008 (Dl 207/2008) si tentò di fissare alcuni paletti per gli Ncc, tra cui l'obbligo di iniziare e finire il servizio nella loro rimessa, presso la quale devono affluire le prenotazioni. Dunque, contrariamente ai taxi, niente "ingaggi per strada". E su questo crinale – che comunque si presta a varie interpretazioni - si è mossa Uber.
Ma l'entrata in vigore dei paletti è stata rinviata fino al 31 marzo 2010. Formalmente, si voleva ridisegnare il quadro delle competenze, dando a Regioni ed enti locali un loro ruolo. In realtà, fu un modo per prendere tempo e decidere se cedere alle pressioni degli Ncc liberalizzando il servizio taxi oppure tutelare i tassisti. Tutto ciò apparve chiaro proprio a marzo 2010: il Dl 40/2010 spostò ancora in avanti la data della decisione. Attualmente, dopo un ulteriore rinvio stabilito (peraltro in maniera travagliata) dall'ultimo decreto milleproroghe (Dl 150/2013, articolo 4), l'ultima data fissata per emanare il decreto ministeriale di riforma è il prossimo 31 dicembre.
Non sarà facile rispettare questa scadenza. La stesura è affidata al ministero dei Trasporti, di concerto con quello dello Sviluppo economico, quindi teoricamente il Governo può anche decidere di "forzare la mano". Però il testo deve prima passare in Conferenza unificata, dove quindi verrà valutato anche da Regioni ed enti locali. Dunque, si riproporrà il dilemma tra la liberalizzazione e le ragioni di tassisti anche giovani che sinora hanno pagato cifre considerevoli (anche superiori ai 150mila euro) per rilevare una licenza che con la liberalizzazione diverrebbe carta straccia.
Nel frattempo, che ne è dei paletti introdotti nel 2008? Non è chiaro se siano vigenti o no. A rigore, sono stati prorogati per l'ultima volta al 31 marzo 2010 e le norme successive che prendevano tempo non li hanno fatti ulteriormente slittare in maniera espressa. Però fanno riferimento a un complessivo riordino della materia (escamotage tipico di quando la politica naviga nell'incertezza), che potrebbe essere interpretato anche come un ulteriore rinvio per i paletti. In ogni caso, se anche questi ultimi fossero in vigore, sarebbero suscettibili di decadere se si trovasse un accordo sulla riforma.
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