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In Thailandia l'esercito getta la maschera: dodicesimo colpo di Stato a…

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sospesa la costituzione

In Thailandia l’esercito getta la maschera: dodicesimo colpo di Stato a Bangkok

Una foglia di fico durata due giorni, messa lì quasi a lasciare il tempo necessario ad abituarsi all'idea senza troppi traumi. Ma alla fine il velo d'ipocrisia, al quale tutte le parti in gioco hanno voluto fingere di credere, si è sfaldato e la realtà emerge con il suo volto: colpo di Stato, è questo quello che sta accadendo in Thailandia. L'esercito oggi ha chiamato con il suo nome il golpe in atto. È il 12° dal 1932 (ma altri sette sono stati tentati): i militari hanno governato il Paese per più della metà degli 80 anni trascorsi dalla fine della monarchia assoluta. Sarà anche per questo che i mercati non sembrano troppo scossi, l'ingerenza dell'esercito nella vita politica thailandese è più una costante che un'eccezione ed è considerata un fattore di stabilizzazione.

Il capo delle forze armate, Prayuth Chan-ocha, che alle 3 del mattino di martedì aveva proclamato la legge marziale, assicurando che non si trattava di un colpo di Stato, oggi è tornato a rivolgersi alla nazione e ha sospeso la Costituzione. La stessa che era stata stesa da un'altra giunta militare, quella che prese il potere dopo il golpe del 2006, per rimuovere il Governo guidato da Thaksin Shinawatra, poi condannato per corruzione e dal 2008 in esilio all'estero.
Insieme alla sospensione delle regole democratiche è arrivato anche il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino e l'ordine alle opposte fazioni accampate nella capitale di disperdersi: Camicie gialle anti-governative e Camicie rosse filo-Shinawatra devono tornarsene a casa. I rispettivi leader politici sono stati presi in custodia.

L'esercito thailandese, ampiamente finanziato dagli Stati Uniti fino alla fine degli anni 80, è un braccio dell'elite filo-monarchica egemone nel Paese, quella in guerra con gli Shinawatra da oltre dieci anni. Gli alti ufficiali, una volta in pensione, escono dalle stanze del quartier generale dalle forze armate per entrare in quelle delle grandi compagnie statali. Se in questa crisi, che si trascina da sei mesi, i militari hanno indugiato prima di prendere l'iniziativa è stato anche per il timore di irritare Washington, che più volte ha lanciato appelli al rispetto della democrazia e dei diritti civili.

Thaksin Shinawatra può essere considerato un personaggio controverso, come pure diverse ombre già offuscano la breve carriere politica della sorella e a sua volta ex premier Yingluck, che ne ha raccolto il testimone. Ma nessuno dei due ha conquistato la guida dei Governi del Paese alla testa di una colonna di carri armati. Thaksin, tycoon dei media, ha fondato un movimento che ha vinto tutte e cinque le elezioni che si sono tenute nel Paese dal 2001 in poi. Anche se ha dovuto cambiare tre volte nome e pelle al suo partito, perché per due volte messo al bando dalla Corte costituzionale, insieme a circa 150 politici, compreso lo stesso leader. Yingluck ha ottenuto il mandato a governare vincendo le elezioni del 2011, salvo poi essere estromessa da una sentenza della Corte costituzionale che l'ha trovata colpevole di abuso di potere per aver favorito un parente. Sulla ex-premier pende anche l'accusa di aver varato un programma di sussidi per gli agricoltori di riso che si è rilevato un doloroso boomerang per le casse dello Stato.

Alla famiglia Shinawatra potrà poi anche essere imputata una buona dose di populismo e i critici della democrazia potranno anche sostenere che non sempre la maggioranza elettorale ha ragione. Ma queste sono appunto le regole delle democrazie.

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