Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 16:49.

My24

Deposta mercoledì dalla Corte costituzionale per una questione di nepotismo, sull'ormai ex-premier thailandese Yingluck Shinawatra ieri è piovuta anche una prima condanna da parte della Commissione nazionale anti-corruzione. L'ultima parola passa ora al Senato: se l'assemblea dovesse confermare il verdetto, potrebbe mettere fine alla breve carriera politica della sorella del tycoon Thaksin Shinawatra, a sua volta premier tra il 2001 e il 2006, quando fu rovesciato da un colpo di Stato. Anche lui condannato per abuso di potere nel 2008, si è sottratto alla sentenza fuggendo all'estero.

Yingluck rischia l'ineleggibilità per cinque anni. Dal 2007, sono ben 150 i politici dei partiti legati agli Shinawatra che hanno subito la stessa sorte (l'attuale, il Pheu Thai, è il terzo, due sono stati messi fuori legge) e tre, con Yingluck, i premier rimossi dalla Corte costituzionale.

L'ex primo ministro è stato dichiarato colpevole al termine di un'indagine sul programma pubblico di sussidi sul riso, suo cavallo di battaglia. Nel 2011, aveva varato un programma di acquisto dagli agricoltori del Nord-Est, da sempre bacino elettorale della famiglia. Il riso è stato pagato tra il 50-70% in più rispetto ai prezzi di mercato, con una spesa di 21 miliardi di dollari in tre anni. L'opposizione ha subito puntato il dito su quella che ai suoi occhi è la prova evidente dell'opera di «corruzione di massa» degli Shinawatra, che hanno vinto tutte e cinque le elezioni tenute dal 2001.

Dal sostegno agli agricoltori, il Governo è però passato alla speculazione. Anziché rivendere il riso, Bangkok ha deciso di immagazzinarlo per ridurre l'offerta e far salire i prezzi, contando sul fatto che solo il 7% della produzione mondiale viene scambiata sui mercati internazionali. Per alterare le quotazioni basta quindi controllarne quantità relativamente piccole. A guastare i piani del Governo sono però arrivati il ritorno dell'India all'export di riso dopo una lunga pausa e l'aumento della produzione interna da parte di forti Paesi consumatori. I prezzi mondiali sono così scesi e il riso thailandese è finito fuori mercato. Le perdite sono stimate in 12 miliardi di dollari.

La svolta giudiziaria della crisi di Bangkok rischia di riaccendere le tensioni. Dopo mesi di proteste anti-governative, a dicembre il Parlamento si è sciolto. Le elezioni che si sono tenute a febbraio sono state boicottate dall'opposizione parlamentare, guidata dal Partito democratico, e da quella di piazza, guidata da un suo ex leader, Suthep Thaugsubaun (a sua volta accusato di concorso in strage per aver autorizzato, nel 2010 da vicepremier, l'esercito a sparare sui manifestanti pro-Shinawatra). Il voto è stato così annullato, lasciando in carica, ormai da sei mesi, un Governo ad interim, reso ora ancora più debole dalla rimozione della Shinawatra e di nove ministri decisa mercoledì dalla Corte costituzionale, che li ha condannati per aver rimosso, nel 2011, il capo della sicurezza nazionale per assegnarne l'incarico al genero di Yingluck. Nella notte seguente, quattro bombe a mano sono state lanciate nella capitale, dove nei prossimi giorni si terranno cortei pro e contro-Shinawatra.

Il Paese resta spaccato da anni sulla figura di Thaksin, prima, e Yingluck, ora, anche se i suoi critici la giudicano una marionetta nelle mani del fratello. A loro favore, i ceti rurali e disagiati del movimento delle Camicie rosse. Contro di loro la borghesia degli affari e gli ambienti vicini alla monarchia e ai vertici militari.

L'esercito, dopo 9 colpi di Stato dal 1946, per ora rimane a guardare, ma è pronto a intervenire se la situazione degenerasse. A complicare il quadro c'è la successione al trono ormai sul tavolo, con il re Bhumibol che ha ormai 86 anni e una salute precaria.
Il 20 luglio sono in programma nuove elezioni, anche se l'opposizione continua a chiedere il varo di una serie di riforme istituzionali «per liberare il Paese dall'influenza corruttrice» degli Shinawatra. Tutto questo prima di ridare la parola agli elettori e sotto la regia di un Governo non eletto, ma nominato.

Intanto, la seconda economia del Sud-est asiatico paga pegno. Il turismo, che genera il 10% del Pil, tra gennaio e marzo ha subito un calo del 5,9% mentre ad aprile la fiducia dei consumatori è precipitata ai minimi da 12 anni. Nel primo trimestre, il Pil subirà una contrazione dell'1-1,6%, mentre le stime di crescita per il 2014 continuano a scendere: a ottobre, prima che cominciassero i disordini, la Banca centrale prevedeva un'espansione del 4,8%, ora si ipotizza il 2,7%, dopo il 2,9% del 2013. E le agenzie di rating sono pronte a declassare il Paese.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi