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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 12:28.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 13:19.

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A poche ore dall'imposizione della legge marziale, l'esercito thailandese annuncia un colpo di Stato, in un discorso televisivo alla nazione tenuto dal capo di stato maggiore Prayuth Chan-Ocha. Accelera così una crisi ampiamente annunciata in un Paese caratterizzato da forte instabilità politica che nei giorni scorsi ha indotto l'ambasciata italiana a raccomandare cautela ai connazionali.

L'esercito ha preso il potere «per ripristinare l'ordine e spingere per il raggiungimento di riforme politiche» dice Prayuth annunciando il golpe, il 12esimo dal 1932 a oggi nel Paese. L'annuncio è arrivato al termine del secondo incontro con le principali parti politiche in un complesso militare della capitale, che è stato circondato dai soldati pochi minuti prima del proclama di Prayuth. Oscurate le altre trasmissioni tv.

Due giorni fa l'esercito aveva proclamato la legge marziale (negando che si trattasse dell'ennesimo golpe nel Paese) dopo sei mesi di crisi politica e scontri di piazza che hanno causato 28 morti e oltre 800 feriti.

Le camicie rosse pro-governative thailandesi hanno annunciato "rappresaglie" contro il colpo di Stato appena annunciato. «Ora sì che è un golpe: aspettatevi rappresaglie», si legge in un tweet dell'account ufficiale del Fronte unito per la democrazia fedele all'ex premier Thaksin Shinawatra, a sua volta deposto da un golpe nel 2006.

Da cosa nasce l'ultimo golpe
A otto anni dall'ultimo colpo di stato, i generali thailandesi tornano dunque a prendere il potere, come hanno fatto una dozzina di volte negli utimi ottanta anni. Stavolta la crisi è iniziata a novembre 2013 ed è culminata oggi. Gli ultimi fatti sono una nuova tappa dello scontro che da anni divide la Thailandia fra i sostenitori del miliardario populista Thaksin Shinawatra, votato dai coltivatori di riso del nord del paese, appoggiato dalle cosiddette Camicie rosse, e l'establishment della capitale a lui ostile. Ecco una breve cronologia:

Nel settembre 2006, dopo una serie di ampie manifestazioni anti governative, un golpe dell'esercito, appoggiato da re Bhumipol, rovescia il governo di Thaksin, che era stato rieletto per un secondo mandato nel 2005. Il colpo di Stato avviene mentre Thaksin si trova all'Assemblea generale dell'Onu a New York.

Nel dicembre 2007 vince le elezioni un partito pro Thaksin.

Nell'agosto 2008 Thaksin, che era tornato in patria, fugge all'estero e in ottobre viene condannato in contumacia a due anni di carcere per abuso di potere.

Nel dicembre 2008 imponenti manifestazioni anti Thaksin. Il partito pro Thaksin viene messo al bando dai tribunali. Sale al potere Abhisit Vejjajiva del Partito Democratico.

Fra marzo emaggio 2010 grandi manifestazioni a Bangkok delle camicie rosse fedeli a Thaksin. Nella repressione dell'esercito muoiono 92 persone.

Nel luglio 2011 vince le elezioni il partito Pheu Thai di Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin. Ma due anni dopo, novembre 2013, imponenti manifestazioni a Bangkok chiedono le dimissioni della stessa Yingluck, accusata di essere una marionetta del fratello.

L'escalation di maggio
Nel febbraio 2014 si tengono elezioni anticipate, ma i manifestanti impediscono lo svolgimento del voto in molti seggi e il risultato viene invalidato. Il 7 maggio scorso Yingluck viene destituita dalla Corte Costituzionale per abuso di potere. Il 20 maggio l'esercito dichiara la legge marziale. Ieri 21 maggio il generale Prayuth organizza un incontro fra le diverse fazioni per trovare una soluzione politica alla crisi. Oggi, affiancato dai capi di aviazione e marina, Prayuth annuncia il colpo di stato.

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