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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2014 alle ore 11:43.
L'ultima modifica è del 04 luglio 2014 alle ore 15:28.

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Hamas (Epa)Hamas (Epa)

Rabbia e dolore a Gerusalemme Est al funerale del giovane palestinese assassinato lo scorso mercoledì, vittima della vendetta degli estremisti ebrei. Nel quartiere di Suafat, migliaia di palestinesi hanno partecipato alle esequie e si sono scontrati con la polizia: in un clima di tensione, al grido «con il nostro sangue ti vendicheremo», giovani con il volto coperto, anziani, donne, e bambini del quartiere palestinese hanno reso omaggio a Mohamed Abu Khader, il cui cadavere é stato ritrovato bruciato e con segni di violenza, in un bosco di Gerusalemme. La salma é stata trasportata avvolta in una bandiera palestinese, mentre in varie zone della città i palestinesi lanciavano pietre alla polizia che ha reagito con i gas lacrimogeni e le granate stordenti. La processione é cominciata poco dopo le preghiere in una moschea del quartiere arabo, vicino alla Città Vecchia. Poco lontano, la casa della famiglia, a cui il cadavere é stato consegnato solo oggi perché le autorità israeliane hanno detto di aver voluto compire un'autopsia prima che fosse sepolto. Proprio il ritardo con cui é stata consegnata la salma é stata uno dei motivi del gravi scontri. È stato il terzo giorno di violenze da quando il giovane é stato ucciso; ferite oltre 300 persone.

Se cesseranno i raid dell'aviazione israeliana, cesserà anche il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza. Davanti a un'escalation che si aggrava di giorno in giorno, con conseguenze imprevedibili, anche Hamas sta cercando di contenere la crisi. Il movimento islamico, padrone della Striscia di Gaza dal 2007, ha fatto sapere di essere pronta per una tregua con Israele.

L'offerta sarebbe arrivata tramite l'intermediazione dell'intelligence egiziana. Come altre volte, dunque, il Cairo potrebbe giocare un ruolo fondamentale prima che la crisi divenga incontrollabile. L'ultima tregua, firmata nel 2012, era avvenuta proprio grazie alla mediazione dell'Egitto, allora guidato dal presidente Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani. Finora Israele non ha commentato la proposta, ma ufficiali di Hamas citati da Reuters sostengono che sarebbe stato raggiunto un accordo sulla tregua con Gerusalemme. L'annuncio sarebbe questione di ore.

La cautela è però d'obbligo. In questa terra le offerte di tregua, e sopra tutto la loro durata, non sono sempre rispettate. Anche perché spesso i due belligeranti si addossano la responsabilità di aver dato il via alle ostilità e chiedono alla controparte di fare la prima mossa per fermarle. Ma proprio nel giorno dei funerali del giovane Mohammed Abu Khdair, il teenager arabo di 17 anni rapito e ucciso alcun giorni fa (i palestinesi sostengono sia una rappresaglia dei coloni israeliani in risposta al ritrovamento dei corpi di tre studenti ebrei), si teme ora che la frustrazione e la rabbia dei palestinesi possano riversarsi di nuovo sulle strade di Gerusalemme. E questa volta la ripresa dei disordini potrebbe innescare un'incontrollabile spirale di violenza che nessuno vuole.

Bisogna capire se Hamas farà davvero sul serio. Anche questa mattina quattro razzi sono stati lanciati da Gaza, senza provocare né feriti né vittime. Ma sono comunque molto meno rispetto a quelli lanciati nei giorni scorsi. Anche i raid israeliani sono diminuiti di intensità. Le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu lasciano ben sperare: «Siamo pronti per due opzioni nel sud del Paese: se cessa il fuoco contro le nostre città meridionali, allora cesseranno anche le nostre azioni. La seconda opzione è che se continuerà il fuoco contro i nostri cittadini, allora le nostre truppe, che sono state rinforzate, reagiranno con molta forza».

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