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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2014 alle ore 13:41.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 17:08.

Da oggi partirà l'abbassamento dei cassoni sul lato di dritta, che «non sono ancora nella posizione ideale», seguito dal passaggio delle catene. Infine riemergeranno i ponti 6, 5, 4 e 3 – in tutto la nave deve riemergere di 12-13 metri (rimarrà sommersa di circa 17) – prima della partenza in direzione Genova. «Finora non c'è stato alcun sversamento di liquidi, né opacizzazioni dell'acqua», ha detto il ministro Gian Luca Galletti. «Ispra e Arpat hanno cominciato il monitoraggio delle acque – ha aggiunto – che sarà costante per tutto il trasporto e proseguirà per i prossimi cinque anni nel porto del Giglio. Abbiamo scelto la strada più difficile, costosa e rischiosa – ha aggiunto – per salvaguardare l'ambiente». E al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha invitato a non elogiare troppo la Costa Crociere, responsabile di 32 morti, il ministro ha risposto piccato: «Ho sempre detto che nessuna operazione o risarcimento potrà mai ripagare il dolore delle famiglie delle vittime e quello del nostro Paese. La Regione Toscana avrebbe fatto meglio a venire ieri alla fiaccolata che abbiamo fatto in ricordo delle vittime, invece di alimentare polemiche».

Operazioni di rigalleggiamento partite alle 6 di ieri
Le operazioni di rigalleggiamento sono cominciate ieri mattina alle 6. Sabato era arrivato il via libera dall'Osservatorio per il monitoraggio, nella riunione tenuta dalla struttura commissariale nella sede del Dipartimento della Protezione Civile a Roma.

Le operazioni che consentiranno al relitto della Concordia di tornare a galleggiare dovrebbero durare circa 6 giorni. E riporteranno in navigazione il gigante del mare mandato ad infrangersi sugli scogli davanti al Giglio da una sciagurata manovra il 13 gennaio del 2012. Se le operazioni procederanno senza intoppi, la Costa Concordia, trainata da rimorchiatori, lascerà l'isola del Giglio lunedì 21 luglio. Direzione Genova, dove si procederà allo smantellamento della nave.

Le quattro fasi dello smantellamento
La Fase 1 riguarda le operazioni di ricezione nel porto di Voltri del relitto che sarà subito alleggerito dagli arredi e dall'allestimento dei ponti. Così, riducendone il pescaggio, il relitto può essere spostato al molo ex Superbacino dove si può avviare la Fase 2 che prevede l'esecuzione dello smantellamento e demolizione dei ponti superiori che saranno "affettati" longitudinalmente per non compromettere stabilità e galleggiamento. Alla fase 3 e 4 appartengono le operazioni di smantellamento e pulizia da effettuare a secco all'interno del bacino per arrivare alla completa demolizione. Ciascuna fase prevede operazioni specifiche come la rimozione dei materiali pericolosi, la pulizia degli impianti e dei magazzini che contengono alimenti, la separazione e il packaging dei rifiuti a bordo e lo sbarco dei pacchi sul molo. Qui camion ad hoc li trasferiranno alla banchina di Voltri dove i rifiuti saranno compattati e avviati in impianti esterni autorizzati.

Il riciclo dei materiali
Per gli allestimenti interni e di pulizia delle aree, il trattamento sarà più complesso. La rimozione dei materiali pericolosi e lo svuotamento dei ponti emersi sono le prime cose da fare. L'acqua "intrappolata" sarà analizzata, tutto il materiale organico verrà tracciato e rimosso. I rifiuti e i materiali raccolti, chiusi in contenitori specifici, saranno trasferiti in banchina. Per quanto riguarda invece i ponti, il relitto è stato diviso in tre sottosezioni: prua, poppa e centro nave. Per poter smantellarlo sarà necessario il controllo della stabilità. Una volta cominciata la demolizione di un'area si procederà con le operazioni di taglio. Il materiale metallico sarà tutto riciclato. Lo smaltimento e il recupero dei rifiuti prevede la presenza di impianti autorizzati. Ne sono stati individuati una cinquantina per specifiche tipologie di rifiuti. Impianti che si trovano in basso Piemonte, nel bresciano e nel novarese, in Toscana e in tutta la Liguria.

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