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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 18:14.

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La destinazione finale della nave da crociera Costa Concordia, naufragata al Giglio nel gennaio 2012 (32 morti), sarà il porto di Genova Voltri. Il galleggiamento del relitto all'isola del Giglio (Grosseto) dovrebbe avvenire il 20 luglio. L'hanno deciso le imprese coinvolte (la Costa Crociere del gruppo Carnival, proprietaria del relitto, insieme con le assocurazioni e con le aziende interessate dal progetto di ricupero) e la scelta dovrà essere formalizzata con le conferenze dei servizi indette per i prossimi giorni dal commissario all'energenza Concordia, Franco Gabrielli. Il convoglio sarà seguito dalle navi delle maggiori associazioni ambientaliste. La notizia, anticipata dal Sole 24 Ore di stamattina, ha suscitato già molte reazioni.

Il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, commenta: «L'ho sempre detto: la Concordia va smaltita in Italia. Ho lavorato sempre in questa direzione, perché credo che da una tragedia nazionale debbano nascere posti di lavoro e opportunità per il nostro Paese. Ora verificheremo con la massima attenzione la sostenibilità ambientale del progetto su Genova presentato da Carnival». Conferma il ministro delle Infrastrutture e trasporti, competente dell'operazione insieme con il commissario Gabrielli: «La decisione verrà presa in una conferenza dei servizi che verrà convocata prossimamente» ma «a seguito delle indiscrezioni uscite su alcuni organi di stampa sullo smaltimento della nave Costa Concordia posso confermare che, grazie al lavoro del prefetto Gabrielli, in collaborazione con l'armatore Costa, il ministero delle Infrastrutture e il ministero dell'Ambiente, lo smaltimento della nave avverrà in un porto italiano».

Seccato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. «Non modifichiamo di una virgola la nostra posizione: Piombino resta l'ipotesi più razionale e ragionevole». La destinazione Genova «è l'opinione della Costa, che però dovrà essere sottoposta a qualche valutazione e a qualche parere. Uno lo esprimeremo anche noi. Da parte mia dico: attenzione a portare in giro per 4 o 5 giorni questa nave che qualche problema di impatto ambientale lo avrà». Quanto all'ipotesi che la Concordia per il 20 luglio sia pronta al galleggiamento, Rossi ha aggiunto: «Vediamo se ci riescono. Trasportarla in piena stagione turistica non mi pare la soluzione migliore e se Piombino sarà pronto quando verrà il giorno della rimozione anche un bambino capisce che un giorno di navigazione è molto meglio di 4 o 5».

Ed è di pessimo umore anche il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras: il relitto «è un rifiuto speciale e va depositato il progetto per l'autorizzazione allo smantellamento. A noi interessa la sicurezza dell'operazione di rigalleggiamento e che non ci siano danni ulteriori per il tessuto economico locale. Del fatto che la Concordia sarebbe alla fine demolita a Genova non siamo stati minimamente informati. Se come recita una delibera del Consiglio dei ministri la Concordia è un rifiuto, allora da tempo dovrebbe essere stato depositato presso la Provincia di Grosseto un progetto per la sua movimentazione e per lo smaltimento, secondo le procedure ordinarie. Niente di tutto questo. Non esiste alcun progetto e nessuno può pretendere che si autorizzi una simile procedura dal rischio altissimo, e per giunta al buio».

Al contrario, esulta il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. «Siamo stati invitati alla Conferenza dei Servizi a Roma con il Comune di Genova e l'Autorità portuale e questo mi sembra un dato indicativo, vuol dire che siamo in gioco». Poi aggiunge: «Il Sole 24 Ore anticipa oggi una cosa che non è mio compito anticipare ma mi sembra un fatto positivo». Con lui Agostino Gozzi, presidente della Federacciai: «Si riconosce ancora che la sede più idonea per questo intervento difficile e complicato è Genova».

Sebastiano Venneri, responsabile mare della Legambiente, afferma che «siamo ben contenti che si sia scelta l'opzione italiana». Avverte però che «nei serbatoi della nave da crociera si trova ancora una grande quantità di idrocarburi e altre sostanze inquinanti che minacciano l'ecosistema marino». Legambiente assicura che «vigilerà e seguirà con i propri mezzi le fasi di trasporto del relitto per verificare che le operazioni avvengano in modo sicuro ed efficace e non si verifichino rilasci di sostanze inquinanti durante il trasporto».

Ecco la voce di qualche politico. «Positiva la conferma che arriva da fonte governativa sulla notizia che la Costa Concordia verrà smaltita in un porto italiano, come più volte chiesto dalla commissione ambiente della camera anche in occasione dell'ultima audizione del prefetto gabrielli», afferma Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera. In Toscana protesta Nicola Nascosti di Forza Italia: «Una sconfitta per la Toscana intera, che aveva scommesso e investito sulla scelta di Piombino».

Interessante osservare il contrasto di vedute fra i sindacati liguri, entusiasti, e i sindacati toscani, imbufaliti. «È un evento molto rilevante per la città, che conferma la sua vocazione industriale e portuale. Le ricadute sull'occupazione saranno molto importanti non solo per il comparto metalmeccanico ma anche sull'indotto che sarà generato dall'operazione di smaltimento», dicono i segretari della Cgil di Genova e della Liguria, Ivano Bosco e Federico Vesigna. «Un colpo all'economia e al lavoro della Toscana, ma anche un'offesa alla sua generosità», protesta il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza. «Un segno di scarsa sensibilità nei confronti di un territorio che già deve subire la crisi pesante della siderurgia», contesta Vincenzo Renda, segretario livornese della Uilm.

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