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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2014 alle ore 07:53.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 08:28.

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(LaPresse)(LaPresse)

Israele osserverà oggi una tregua umanitaria di cinque ore a Gaza, dopo avere accolto una richiesta in tal senso del coordinatore speciale per il Medio Oriente dell'Unrwa, Robert Serry. Lo si legge sul sito internet del quotidiano Haaretz. Serry ha chiesto una pausa delle violenze per consentire la consegna di aiuti umanitari a Gaza.

Nella mattinata di giovedì si è saputo che le fazioni palestinesi della striscia di Gaza hanno accettato la proposta di tregua umanitaria. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha affermato all'emittente televisiva «al Jazeera» che «è stato raggiunto un accordo tra le fazioni palestinesi per accettare la proposta dell'Onu di una tregua di 5 ore per ragioni umanitarie». La tregua dovrebbe iniziare alle 10 di questa mattina e terminare alle 15 orario di Gaza.

In mattinata, le forze armate israeliane avevano respinto almeno una decina di uomini armati di Hamas che si erano infiltrati dalla Striscia di Gaza attraverso un tunnel per un attacco. Lo ha reso noto una fonte militare, secondo cui ci sono state diverse perdite tra i palestinesi. Nessun israeliano è invece rimasto ucciso nel tentativo di infiltrazione, avvenuto nei pressi di una comunità israeliana nel sud del Paese. Prima dell'avvio della tregua, una salva di razzi era stata lanciata dalla Striscia, compresi 4 nell'area grande di Tel Aviv, e verso il sud del paese. Uno dei razzi è stato intercettato sopra la città di Petah Tikva, mentre l'altro ha colpito una parte disabitata. Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che dall'inizio della guerra sono stati lanciati da Gaza 1377 razzi verso Israele.


Resta comunque «molto elevata», però, la probabilità che Israele lanci a Gaza un'operazione di terra, ha detto una fonte di sicurezza israeliana ad alcuni giornalisti stranieri (frase riportata dall'Ansa). Sono stati richiamati in servizio altri ottomila riservisti. Intanto continuano le morti nei raid israeliani nella Striscia. Altri sei palestinesi, fra cui due bambini, sono stati uccisi questa sera in tre attacchi sferrati dall'aviazione israeliana mentre un enorme dramma familiare si è consumato su una spiaggia di Gaza, dove quattro bambini palestinesi sono stati uccisi da colpi di artiglieria sparati dalla Marina israeliana. La notizia é stata data dal portavoce dei servizi d'emergenza nell'enclave palestinese, Ashraf al-Qudra, secondo il quale almeno altri tre bimbi sono stati feriti nell'attacco. L'esercito israeliano ha reso noto di aver aperto un'inchiesta sull'episodio. Il bilancio del nono giorno di operazioni militari israeliane nella Striscia parla di 23 palestinesi uccisi (dall'inizio delle ostilità con Hamas, hanno perso la vita 220 palestinesi e almeno 1.570 persone sono rimaste ferite, secondo una lista diffusa dal portavoce del servizio sanitario palestinese Ashraf al Qudra). Dall'8 luglio, Hamas ha lanciato più di 1.200 razzi contro il territorio israeliano, mentre l'esercito dello Stato ebraico ha annunciato di avere compiuto 1.500 raid contro Gaza.

Sul fronte diplomatico l'amministrazione Obama ha fatto sapere che «continua il lavoro» per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, ma al momento le possibilità di far tacere le armi appaiono scarse, come i canali per fare pressioni su Hamas affinché metta fine al lancio di razzi verso le città israeliane. Ufficialmente lo sforzo diplomatico fa ancora perno sul Cairo, dove oggi è arrivato il presidente palestinese Abu Mazen per una serie di colloqui col presidente al Sisi, oltre che con il segretario generale della Lega araba Nabil el-Araby e il vicepresidente dell'Ufficio politico di Hamas Mussa Abu Marzuk, numero due del movimento. In agenda c'è anche un incontro tra un rappresentante della leadership egiziana e un alto responsabile di Hamas; ma la mancanza di reali contratti tra l'Egitto e il movimento islamico è dimostrata anche dal fatto che Hamas ha respinto la tregua affermando di non essere stato neanche consultato in merito.
In maniera più discreta, un'attività di mediazione con Hamas viene svolta anche dalla Turchia, dove domani è atteso Abu Mazen, e dal Qatar, il cui emiro Hamad bin Khalifa al-Thani finanzia generosamente, con centinaia di milioni di dollari, progetti di assistenza alla popolazione di Gaza, dove è anche stato in visita ufficiale nell'ottobre 2012.

Ma anche sul fronte israeliano a questo punto sembra esserci scarsa volontà di recedere. Arrivare ad un cessate il fuoco immediato «è molto difficile», ha affermato il ministro degli Esteri Federica Mogherini dopo un incontro di circa un'ora e mezzo con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.Una situazione che fa peraltro prevedere, come nel 2012, un aumento della pressione da parte degli alleati europei e arabi sugli Usa affinché esercitino a loro volta pressioni su Israele, visto che non possono farlo su Hamas, che Washington considera un'organizzazione terrorista e con cui non ha alcun rapporto.

Nel 2012 la tregua venne però raggiunta dopo otto giorni grazie ad un intervento dell'Egitto e una spola diplomatica nella regione dell'allora segretario di Stato Hillary Clinton. Ma allora al potere al Cairo c'era il leader dei Fratelli Musulmani Mohammed Morsi, che aveva un forte rapporto con Hamas. Come ha ricordato la stessa Clinton, «negoziai il cessate il fuoco con Morsi e Morsi è stato in grado di convincere i gruppi di Hamas a rispettarlo. Ora lui non c'è più».

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