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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2014 alle ore 16:01.
L'ultima modifica è del 24 luglio 2014 alle ore 19:55.

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Il ministro degli Esteri danese Frans Timmermans e la sua controparte ucraina Pavlo Klimkin (Epa)Il ministro degli Esteri danese Frans Timmermans e la sua controparte ucraina Pavlo Klimkin (Epa)

Il premier ucraino Arseny Yatsenyuk ha annunciato le proprie dimissioni dopo l'implosione della coalizione governativa che sosteneva sino ad oggi il governo al potere a Kiev dal 27 febbraio scorso.

«Annuncio le mie dimissioni, data la disgregazione della coalizione e il blocco delle iniziative governative», ha detto Yatsenyuk, denunciando come un «crimine politico e morale» il fatto che decine di deputati abbiano scelto di interrompere importanti processi legislativi, mirati a riforme e al varo di leggi essenziali.

«Oggi non sono state votate le leggi, non abbiamo di che pagare la polizia, i dottori, gli insegnanti, non abbiamo soldi per comprare fucili o per rifornire di benzina gli autoblindo», ha detto il premier dimissionario, con evidente riferimento alle difficoltà dell'esercito impegnato nei combattimenti contro i separatisti nell'Est del Paese.

Intanto a Bruxelles stamani è ripreso stamani il lavoro degli ambasciatori rappresentanti permanenti dei 28 paesi Ue per rafforzare le sanzioni contro la Russia. La mattinata è stata dedicata a mettere a punto l'allargamento della lista di persone e società da sanzionare con il congelamento dei beni ed il divieto di viaggio. Nel pomeriggio il Coreper valuterà l'estensione della base legale decisa dal Consiglio esteri per poter colpire gli oligarchi, in seguito comincerà il lavoro sulla cosiddetta 'fase 3' delle sanzioni economiche: nel mirono banche e settore energetico.

L'Unione europea allunga la lista delle sanzioni contro i responsabili, della crisi in Ucraina: secondo quanto si apprende, gli ambasciatori dei 28 hanno deciso di aggiungere alla lista di 72 persone già colpite del congelamento dei beni e dal divieto dei visti altri 15 nomi russi e ucraini e, per la prima volta, 18 entità, tra società e istituzioni. Quest'ultimo passaggio è stato reso possibile dall'ampliamento della base legale delle sanzioni deciso la scorsa settimana dai capi di Stato e di governo Ue. Delle entità, secondo quanto riferisce una fonte, la metà sarebbero società e l'altra metà istituzioni

Su questi due fronti si muove la crisi ucraina - quello interno con la crisi po litica - e quello internazionale con il presidente Petro Poroshenko che definisce l'Ucraina «molto delusa» dalla decisione della Francia di onorare il contratto con la Russia per la vendita di due navi da guerra Mistral. «Non è una questione di denaro, di industria o di occupazione. È una questione di valori» ha detto Poroshenko in un incontro con i deputati del Parlamento europeo. L'Occidente accusa la Russia di armare i ribelli in est Ucraina, di essere responsabile per l'abbattimento del Boeing di lena della Malaysia Airlines schiantosi nella campagna ucraina il 17 luglio, e ieri ha denunciato l'abbattimenti di due caccia ucraini sempre per mano dei separatisti "armati" da Mosca.

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