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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 15:11.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 19:01.

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Quello di oggi «non può essere certo definito un giorno a lieto fine. Credo che nessuno possa festeggiare o essere felice perché andiamo a chiudere una vicenda che ha portato alla morte di 33 persone». Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Genova per l'arrivo in porto della Costa Concordia che ha concluso l'ormeggio intorno alle ore 16:40 di domenica. Il presidente del Consiglio ha comunque voluto ringraziare tutti «i servitori dello Stato», dalle forze armate, alla Protezione civile, ai volontari, agli abitanti del Giglio. «È il momento della gratitudine per chi ha fatto l'impresa, per il team di ingegneri che ha studiato una soluzione inedita», ha detto Renzi, che ha aggiunto: «La qualità straordinaria di tante persone ha riportato qua la nave dopo l'errore di qualcun altro».

Renzi: impresa mai vista
Nella vicenda della Concordia, ha ricordato il premier, «l'errore è stato dell'Italia». E questo «sarà definito in sede penale» ma «quello che è stato fatto ora», con il recupero del relitto «non era mai stato fatto prima». Questa impresa «siamo riusciti a farla solo noi italiani con ingegneri straordinari».

Renzi: non è conclusione ma nuovo inizio
Renzi, arrivato intorno alle 14 a bordo di una imbarcazione della Guardia Costiera nel bacino di Voltri-Pra dove erano in corso di completamento le manovre di attracco del relitto di Costa Concordia, ha sottolineato: «È il giorno del ricordo delle vittime e della gratitudine agli abitanti del Giglio e a tutte le forze di polizia e di volontariato. Non è il giorno della conclusione di questa storia, ma è un nuovo inizio». E ha aggiunto: «Questa non è una passerella, ma la conclusione di una storia con tanti morti che nessuno di noi può dimenticare».

Renzi: grazie a tutti servitori dello Stato
Il premier ha avuto parole di ringraziamento per tutti: «Oggi voglio dire solo grazie. Grazie a tutti i servitori dello Stato, alle forze armate, alla Protezione civile, ai volontari, agli abitanti del Giglio, a tutti quelli che ha reso possibile questa impresa straordinaria». E ha spiegato che «il porto di Piombino non era assolutamente in grado di accogliere la Concordia». Ma non sarà abbandonato, perché «smantellerà due navi militari».

«Possiamo uscire da crisi ma si deve lavorare più»
Poi il presidente del consiglio ha preso come esempio l'operazione "recupero" della Concordia per dire che l'Italia può uscire dalla crisi, a patto che si lavori di più. «Se riusciamo a intervenire su burocrazia, lavoro, fisco, infrastrutture, l'Italia ha la possibilità di uscire dalla crisi, che è europea, con una marcia in più rispetto agli altri», ha assicurato Renzi, con una chiosa: «Sarà il tempo a dire se avremo ragione noi o i gufi ma nel frattempo dobbiamo lavorare di più». Senza dimenticare che «abbiamo dimostrato di poter essere reattivi e soprattutto attrattivi per gli investimenti internazionali».

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