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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 19:47.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 20:46.

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«Una grande impresa sembra sempre impossibile, ma poi si arriva in fondo con l'impresa realizzata». L'ammiraglio Stefano Tortora, comandante logistico della Marina militare, che ha seguito fin dall'inizio l'operazione di recupero di Concordia, cita Nelson Mandela per testimoniare la grande soddisfazione che l'arrivo del relitto a Genova, e il suo ormeggio alla diga foranea di Prà, ha infuso in tutti gli attori dell'operazione. Anche l'ultima battaglia della nave, quella contro il vento che questa mattina, durante le ultime fasi dell'avvicinamento al porto di Genova, soffiava con un'intensità tra i 22 e i 25 nodi, è stata vinta. E ad assicurarsi la vittoria è stato un team che, lo ha ricordato Nick Sloane, il salvage master di Concordia, ha avuto la caratteristica di giocare sempre unito. Una caratteristica che è divenuta anche la sua forza.

Alle 17 di ieri, subito dopo che erano stati messi in posizione tutti cavi d'ormeggio del relitto, in modo da assicurarlo alla diga foranea, Sloane, insieme agli altri protagonisti del rigalleggiamento, tra i quali il prefetto Franco Gabrielli, il responsabile del progetto per Costa Crociere, Franco Porcellacchia, l'ammiraglio Tortora e il comandante Gianluca D'Agostino, responsabile a bordo per la sicurezza del trasferimento di Concordia, hanno potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e parlare in libertà di un'impresa destinata a essere ricordata nella storia della marineria.

«È stata un'esperienza meravigliosa – ha detto Sloane – e la squadra che l'ha portata a termine è stata potentissima. Uno degli elementi che hanno segnato il successo dell'impresa è stata proprio la continuità con cui questa squadra è rimasta unita dall'inizio alla fine dell'operazione. Ora questo capitolo della vicenda si è chiuso. Da questo momento sarà compito della Saipem - San Giorgio (il consorzio che ha vinto la gara per lo smaltimento della nave, ndr) aprirne un altro». Dalle 15,40, di oggi, infatti è stato firmato l'atto di consegna della proprietà della nave che è passata da Costa Crociere al consorzio temporaneo d'impresa Saipem - San Giorgio.

È toccato, invece, a Porcellacchia ricordare come, al di là del risultato ottenuto, ci siano stati anche giorni difficili, in cui sembrava che il progetto potesse subire uno stop. «C'è stato un momento – ha spiegato l'ingegnere – in cui non eravamo sicuri che il progetto di portare a Genova Concordia, nel quale noi credevamo fermamente, fosse accettato. E abbiamo creduto di non avere tutto l'appoggio che, invece, poi abbiamo avuto. Comunque i risultati di quel progetto li abbiamo visti oggi».
Porcellacchia ha aggiunto che «il viaggio verso Genova è andato benissimo. Addirittura, la velocità della nave era superiore a quella calcolata. Allora ho detto a Nick Sloane di rallentare un pochino per rispettare il programma di marcia che avevamo fissato».

E se l'ingegnere afferma di essersi convinto della bontà del piano messo a punto nelle prime fasi, quando con la nave ancora era arenata di fronte al Giglio, e sono state sistemati i due galleggianti di prua, l'ammiraglio Tortora ha spiegato che, nel suo caso, a convincerlo del fatto che si fosse sulla strada giusta è stata la tecnologia messa a disposizione; «in primo luogo – ha detto - da un'industria italiana, la Fagioli, con i suoi strandjack (martinetti idraulici per tendere i cavi che sono stati indispensabili per mettere in sicurezza la Concordia, ndr), in grado di regolare al millimetro la capacità di tiro. E poi i Rov (i robot sottomarini, ndr) che hanno consentito di avere una visione straordinaria dei fondali. Certo ci sono stati anche momenti difficili. Come quando pensavo che, durante parbuckling (l'operazione di raddrizzamento della nave, ndr), il relitto potesse cedere. Ora, comunque, alle imprese genovesi spetta un compito che giudico non molto più semplice di quelli fin qui eseguiti. Quello di demolire la scafo nel rispetto dell'ambiente e mantenendo la dignità della nave».

Da parte sua, Gabrielli ha ricordato, tra l'altro, che «la soddisfazione per l'operazione riuscita non sarà piena fino a quando il corpo dell'ultima vittima (quello del cameriere Russel Rebello, ndr) non sarà recuperato. Questa vicenda si fonda su una tragedia. E la nostra legittima soddisfazione sarà sempre contemperata dalla sobrietà di questa consapevolezza».

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