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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2014 alle ore 15:46.
L'ultima modifica è del 09 agosto 2014 alle ore 20:14.

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Il Paese sudamericano vuole poter «trasportare in tutta sicurezza eventuali pazienti», che questi eventuali pazienti «possano ricevere cure adeguate» e che «non presentino alcun rischio per la popolazione», ha sottolineato il ministro della Sanità, Arthur Chioro.

Oms: possibile vaccino entro il 2015
Ci sono passi avanti sul fronte del vaccino preventivo contro il virus Ebola messo a punto dal laboratorio britannico GSK potrebbe essere sottoposto a test clinici dal prossimo mese e, se saranno positivi, essere disponibile il prossimo anno. Lo ha annunciato il direttore del dipartimento vaccini e immunizzazione dell'Oms alla radio Rfi. «Puntiamo sul mese di settembre per cominciare i test clinici, prima negli Stati Uniti e certamente in un Paese africano perché è là che si sono verificati i casi», ha precisato Jean-Marie Okwo Bele. Quanto alle prospettive di commercializzazione del vaccino, Okwo Bele si è mostrato ottimista: «pensiamo che se cominciamo a settembre, verso la fine dell'anno potremmo già avere dei risultati».

Per ora, tuttavia, non esiste nessun trattamento specifico sul mercato per curare o prevenire la febbre emorraggica Ebola provocata da un virus molto contagioso in grado di uccidere nel giro di qualche giorno. Il tasso di mortalità è superiore al 50%.

Migliora il medico americano trattato con il sierosperimentale
Intanto il medico statunitense colpito dal virus Ebola e trattato con il siero sperimentale ZMapp «migliora di giorno in giorno». A scriverlo è lo stesso Kent Brantly in una lettera pubblicata sul sito di Samaritan's Purse, l'associazione per cui lavora. «Divento più forte ogni giorno - scrive Brantly - e ringrazio Dio per la sua misericordia perché ho combattuto questa terribile malattia. Sono stato testimone dell'orrore». Il medico, che ora è in isolamento nell'ospedale della Emory University di Atlanta, nella lettera ripercorre i giorni passati in Liberia. «'Quando la malattia ha iniziato a diffondersi il mio lavoro quotidiano è diventato curare il numero sempre maggiore di malati di Ebola - scrive -. Ho tenuto le mani di innumerevoli persone mentre la malattia prendeva le loro vite. Ho visto l'orrore in prima persona, e posso ancora ricordare ogni volto e ogni nome».

Polemica sull'uso dei farmaci sperimentali
Proprio il caso del medico ha scatenato una serie di discussioni sull'uso di farmaci sperimentali, ancora non testati sull'uomo, per combattere l'epidemia. Da lunedì la questione sarà affrontata anche da un comitato etico istituito dall'Oms.

Azienda italiana con 1.000 dipendenti chiude stabilimento in Liberia
Chiude la propria azienda in Liberia per il rischio Ebola. Lo ha deciso Diego Pol, imprenditore trevigiano originario di Corbanese di Tarzo, titolare dell'azienda Cesaf Liberia, e con lui i dieci europei impiegati in una ditta ormai leader nel settore delle costruzioni chiavi in mano di quel Paese. A raccontare la sua storia il Gazzettino. «Ho ritenuto giusto chiudere tutto e rientrare, visto il pericolo di diffusione del virus Ebola- ha dichiarato Pol-. La mia azienda occupa circa 1000 persone, ma la salute viene prima di tutto». Sono per questo tutti «un po' preoccupati. Dobbiamo aspettare che passino i 21 giorni di incubazione della malattia per essere tranquilli, anche se i medici ci hanno detto che dopo 8 giorni, se non ci sono segnali, dovremmo essere tutti fuori pericolo».

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