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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2014 alle ore 18:50.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2014 alle ore 14:22.

Ncd insiste: serve una legge che sciolga i nodi etici
Il Governo e la maggioranza per ora fanno quadrato. A partire dal Nuovo Centrodestra, da sempre contrario all'eterologa e da subito fautore di una nuova iniziativa parlamentare, che rischia però di far impantanare l'accesso delle coppie alla tecnica nelle sabbie mobili del dibattito parlamentare. Oggi Gaetano Quagliariello, coordinatore Ncd, ha ribadito la linea: «Chiediamo che del tema si occupi il Parlamento e che lo faccia senza eludere i nodi cruciali». Un passo indietro della politica - per Quagliariello - significherebbe «accettare che un tema che investe da un lato la salute delle persone e dall'altro la genitorialità e l'essenza stessa dell'essere umano sia lasciato in balia della più totale deregulation, del far west e ancor peggio degli enormi interessi economici che vi ruotano attorno». Ricorrono le parole d'ordine che risuonavano nelle aule parlamentari ai tempi della discussione sulla legge 40/2004 (il cui castello di divieti in dieci anni è crollato a colpi di sentenze).

Serracchiani: «Spero in confronto sereno e molto celere»
Per il Pd è intervenuta la vicesegretario Debora Serracchiani, governatrice del Friuli Venezia Giulia. «Dopo che la Consulta ha chiarito che non c'è vuoto normativo - ha riconosciuto Serracchiani - il presidente Chiamparino ha individuato bene il nodo rappresentato dalla necessità di un dialogo ravvicinato tra le Regioni e il Governo». Nessuna fuga in avanti, però: «Di fronte alla possibilità che le singole Regioni hanno di far partire il servizio pubblico credo tuttavia vada considerata anche l'opportunità di uniformare a livello nazionale la normativa». Serracchiani è ottimista: si augura che in Parlamento possa aprirsi «un confronto sereno e molto celere».

Rizzoli (Fi): regna la confusione
La responsabile sanità di Forza Italia, Melania Rizzoli, denuncia la «confusione che regna sovrana» e se la prende con tutti: con i «proclami ideologici» di Quagliariello, con il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino secondo cui «non è in discussione la legge attuale ma solo le modalità e le condizioni economiche della
sua applicazione», con Serracchiani, che prima nega il vuoto normativo e poi confida nel Parlamento. «Le diverse posizioni - conclude Rizzoli - disorientano chi le legge. Intanto migliaia di embrioni congelati in azoto liquido e centinaia di aspiranti genitori, tutti italiani, aspettano pazientemente il mese di settembre nella speranza di conoscere da questo Governo il loro destino».

I ginecologi chiedono: perché serve una legge?
Non ci sono soltanto migliaia di coppie ad aspettare ancora, dopo anni di fughe obbligate all'estero. I ginecologi Sigo, Aogoi, Agui e Sios chiedono chiarimenti al Governo: qual è l'intento del rinvio? «Occorre legiferare su una materia che già dispone di una legge non dichiarata totalmente illegittima e quindi vigente?», si domandano. Se l'obiettivo è assicurare norme di attuazione «occorre ispirarsi a linee guida» su cui già le società dei ginecologi hanno lavorato in un tavolo comune. E allora «perché non utilizzare altri strumenti?», incalzano: un decreto legislativo o, meglio ancora, un regolamento? L'appello finale è chiaro: Stato e Regioni si impegnino per cancellare ogni discriminazione tra i cittadini. «Tutto ciò giustifica - dicono - lo sforzo delle Regioni di intraprendere percorsi omogenei secondo gli strumenti regolatori che lo Stato deve rapidamente e scrupolosamente assicurare».

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