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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2014 alle ore 10:03.
L'ultima modifica è del 12 agosto 2014 alle ore 18:47.

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È un coro di sostegno internazionale alla nomina del nuovo premier incaricato iracheno nella persona dello sciita Haidar al Abadi. Dagli Stati Uniti al mondo islamico fioccano le prese di posizione in favore del nuovo leader mentre l'Occidente punta sui curdi per tentare di arginare la violenza dilagante e conquistatrice dello Stato islamico.

Per Barack Obama l'Iraq ha compiuto un promettente passo avanti incaricando al Abadi di formare un nuovo governo. La dichiarazione del presidente è arrivata mentre i jet americani hanno di nuovo bombardato i militanti dello Stato islamico (IS).

Obama ha ribadito: «No soluzione americana, giorni difficili»
Obama ha sottolineato che gli Stati Uniti restano impegnati nel sostenere Baghdad nella lotta ai militanti sunniti, in quelli che ha definito «giorni difficili», e che i raid aerei americani hanno evitato che i «terroristi avanzassero verso Erbil», la città del Kurdistan iracheno da giorni sotto assedio. Il presidente ha ribadito però che contro lo Stato islamico «non c'è soluzione americana, ma l'unica soluzione duratura è che l'Iraq sia unito e formi un governo inclusivo» capace di contrastarlo.
Obama ha inoltre invitato tutti i leader iracheni a «collaborare per la pace», ricordando che sia lui, sia il suo vice Joe Biden hanno chiamato al Abadi, «chiedendogli di formare al più presto un esecutivo che rappresenti tutti gli iracheni». Il presidente ha aggiunto che le forze americane lavorano con i partner internazionali per portare in salvo gli yazidi, la minoranza religiosa di lingua curda rifugiata sulle montagne del nord del Paese. Gli aerei americani «restano posizionati per colpire le forze terroriste intorno alle montagne, che minacciano la sicurezza di queste famiglie», ha spiegato il «commander-in-chief» degli Stati Uniti.
Nel pomeriggio di ieri il generale William Mayville, funzionario del Dipartimento della Difesa americano, aveva dichiarato che gli attacchi aerei Usa stanno rallentando, ma non fermeranno, i militanti sunniti. Nel mentre il segretario di stato americano, John Kerry, ha annunciato che Stati Uniti e Australia vogliono portare alle Nazioni Unite la questione della minaccia delle milizie jihadiste straniere che combattono in Siria, in Iraq o altrove. «Noi abbiamo l'intenzione di portare insieme questa questione alle Nazioni Unite (...) con l'obiettivo di ottenere il sostegno del Paese d'origine (dei jihadisti) e dei Paesi interessati», dove vanno a combattere, ha dichiarato Kerry in visita a Sidney.

Cade elicottero: ferita deputata e reporter
Nel frattempo la parlamentare Vian Dakhil e un reporter del New York Times sono rimasti feriti nell'incidente che ha coinvolto un elicottero impegnato nell'evacuazione degli sfollati Yazidi sul monte Sinjar, nel nord dell'Iraq. L'elicottero, sovraccarico di generi di prima sopravvivenza, è precipitato e il pilota è morto. Vian Dakhil è nota per aver sollecitato l'attenzione del mondo sul dramma umanitario in corso nel nord del paese arabo. Tra gli episodi di cui ha parlato, l'uccisione di almeno 500 uomini della comunità e il sequestro di altrettante donne, a rischio di essere ridotte in schiavitù. Secondo le prime informazioni, il pilota dell'elicottero è morto, mentre la deputata, alcuni giornalisti che la accompagnavano e il figlio di un dirigente del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) sono rimasti feriti e sono stati traferiti verso la regione autonoma del Kurdistan.

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