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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2014 alle ore 17:22.
L'ultima modifica è del 17 agosto 2014 alle ore 18:36.

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Nel 2014 «ci aspettiamo una crescita di molto inferiore» rispetto alle previsioni. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista radiofonica alla Bbc Radio 4. La scarsa crescita, ha spiegato, «non è dovuta al fatto che le riforme non sono state fatte, ma è un problema di lungo termine». Il ministro dell'Economia si è detto però «fiducioso» che le riforme che il governo sta realizzando «dispiegheranno i loro effetti nel medio termine, che significa nei prossimi due anni».

Le dichiarazioni del ministro arrivano dopo la nuova gelata per la crescita già anemica dell'Italia. Con la stima Istat sul Pil del secondo trimestre in flessione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (dopo due trimestri consecutivi col segno meno del Pil, l'Italia tecnicamente ritorna in recessione). Un calo che rende irrealizzabile l'obiettivo di crescita del Pil fissato allo 0,8% dal governo nel Def. E che nella Nota di aggiornamento a settembre dovrà essere rivisto dall'esecutivo.

Padoan: effetto riforme nei prossimi due anni
Per vedere un effetto delle riforme sulla crescita - ha aggiunto Padoan alla Bbc Radio 4- «c'è bisogno di tempo». Pochi trimestri «non sono sufficienti». Il ministro si è detto consapevole che l'economia italiana si sta contraendo ma ha aggiunto che «questo non dipende dalle riforme ma riflette problemi che vengono da lontano».

«Anche Bce faccia sua parte, portando inflazione vicino al 2%»
Padoan ha poi auspicato che «tutti gli attori in campo facciano la loro parte», in risposta ad una domanda di Bbc Radio 4 sul possibile ruolo della Bce nella situazione attuale. E ha aggiunto: «Per la Bce questo vuol dire essere coerente nel portare l'inflazione nuovamente vicina al 2% che è una cifra ragionevole», ma «molto lontana dai livelli attuali».

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