Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2014 alle ore 16:19.
L'ultima modifica è del 20 agosto 2014 alle ore 08:56.

My24
(Afp)(Afp)

«Continueremo a perseguire una strategia a lungo termine» contro i miliziani dell'Isis in Iraq «sostenendo il nuovo governo iracheno» anche con «attacchi aerei mirati». Lo ha affermato Barack Obama, aggiungendo che già ora «continuiamo a vedere progressi importanti» i jihadisti, che - secondo il presidente Usa - rappresentano una minaccia per l'Iraq e per tutta la regione.

Oggi, con il sostegno degli Stati Uniti, le forze irachene hanno compiuto «un importante passo avanti nelle loro operazioni per riconquistare la più grande diga in Iraq», nei pressi di Mosul, ha affermato Obama, aggiungendo che i raid aerei Usa «hanno fermato l'avanzata dell'Isis attorno alla città di Erbil e hanno respinto i terroristi». Con gli «alleati» tra cui «l'Italia, Francia, Gran Bretagna, Canada e Australia», gli Stati Uniti proseguiranno l'invio di «cibo e acqua» e altri aiuti umanitari ai cittadini iracheni minacciati dagli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq.

Il ponte aereo
Il ponte aereo per la fornitura di armi ai peshmerga curdi in Iraq potrebbe essere attivato in tempi strettissimi dopo l'informativa del Governo alle Camere, in programma mercoledì 20 agosto. Addirittura entro la settimana. A Palazzo Chigi la parola d'ordine è fare presto, perché sul campo la situazione è quantomai fluida e ogni indugio può rivelarsi dannoso per le sorti del conflitto tra peshmerga curdi e milizie jihadiste in Iraq.

Informativa alle Camere il 20 agosto
Mercoledì alle 12.30, di fronte alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro degli Esteri Federica Mogherini e quello della Difesa Roberta Pinotti, relazioneranno sui recenti sviluppi della situazione in Iraq anche con riferimento agli esiti del Consiglio straordinario dei Ministri degli Esteri della Unione europea del 15 agosto 2014. Non si esclude che il primo aereo C-130J diretto a Erbil carico di armamenti per i combattenti curdi possa arrivare a destinazione - sottolineano fonti qualificate all'Adnkronos - anche in 2 o 3 giorni. Le pianificazioni dell'intervento vengono messe a punto in queste ore presso gli stati maggiori. Saranno gli esponenti del Governo a delineare nel dettaglio la fisionomia dell'iniziativa italiana, su cui, anche per la delicatezza dell'argomento, l'Esecutivo ha voluto informare preventivamente il Parlamento. Nel frattempo, è da qualche giorno che si susseguono tra Roma ed Erbil i voli nell'ambito della missione di aiuto italiana che ha trasportato nelle zone del conflitto acqua, viveri e generi di prima necessità.

Le armi in arrivo
Quanto alle armi e alle munizioni che potrebbero essere fornite dall'Italia ai peshmerga per le operazioni dirette ad arrestare l'avanzata dei jihadisti dell'Isis, un limite tecnico è costituito dal fatto che i combattenti curdi utilizzano e hanno sempre utilizzato materiali di fabbricazione ex sovietica. Per quanto riguarda l'Italia, nell'ambito dell'iniziativa comune che ha preso forma all'ultimo consiglio europeo, non si esclude quindi di fare eventuale ricorso ai kalashnikov, circa 30mila, e alle tonnellate di munizionamento sequestrati nel 1994, nel pieno delle guerre nei Balcani, ad una nave da trasporto partita dall'Ucraina e diretta a Spalato. Possibile anche la fornitura di armi non letali come puntatori laser, dispositivi anti-bomba, giubbotti antiproiettile, sistemi di comunicazione radio. E forse anche, ma sono in corso valutazioni di compatibilità con gli attuali standard operativi e addestrativi delle milizie curde, qualche vecchia mitragliatrice Browning o mitragliatrici Mg da anni non più in uso presso le forze armate italiane.

No del M5s a invio armi: chiederemo voto Parlamento
Contro l'invio delle armi ai curdi («sarebbe un gravissimo errore da parte del nostro Paese») si schiera il M5s. I pentastellati, a seguito dell'informativa del governo mercoledì alle commissioni Difesa e Esteri riunite, chiederanno che sulla questione si pronunci il Parlamento «con un voto». È quanto scriveranno i Cinque Stelle nella risoluzione a cui lavorano in queste ore. «Su un eventuale invio di armamenti - anticipa all'Adnkronos Carlo Sibilia, deputato pentastellato e segretario della commissione Affari esteri della Camera - è giusto si pronuncino le Camere. Mandare armi in Iraq, già in settimana stando alle voci che circolano in queste ore, sarebbe grave perché proverebbe che la scelta è stata già compiuta, senza esser condivisa con il Parlamento».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi