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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2014 alle ore 12:25.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 20:45.

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Ogni tre anni «scatti di competenza» dei docenti
I nuovi «scatti di competenza» degli insegnanti, annunciati nei giorni scorsi dal premier, avranno luogo ogni tre anni. Gli scatti di retribuzione riguarderanno i due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola o reti di scuole, ovvero quelli che «avranno maturato più crediti nel triennio precedente», e «saranno legati all'impegno e alla qualità del proprio lavoro». Il valore di ogni scatto potrebbe essere «di circa 60 euro netti al mese», dunque «già 120 euro netti in più dopo sei anni, per arrivare dopo nove anni a 180 neuro netti in più». E nella propria carriera «ciascun docente potrà maturare fino a 12 scatti di competenza, il doppio rispetto a quelli previsti attualmente».

Come cambierà l'offerta
Per migliorare i programmi il governo punta su due strade maestre: rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere, a partire dai 6 anni, e diffusione dello studio dei principi dell'economia in tutte le secondarie. Ma anche sul potenziamento delle competenze digitali degli studenti, sull'inserimento di musica e sport nella scuola primaria e sul rafforzamento di della storia dell'arte nelle secondarie. Si punta a piani di co-investimento per portare in tutte le scuole il wi-fi e la banda larga veloce.

Scuola-lavoro: per alternanza servono 75 milioni
Per rendere obbligatoria l'alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici e professionali «servono risorse. Il costo minimo - rileva il documento del governo - è pari a circa 100 euro a studente». Per far diventare l'alternanza immediatamente accessibile a tutti gli studenti in tutta Italia, «occorre passare dagli 11 milioni di euro stanziati nel 2014 a 75 milioni. Una somma aggiuntiva dovrebbe essere prevista per estendere l'obbligo nei professionali, arrivando a circa 100 milioni di euro all'anno». Oltre ai fondi, bisogna «coinvolgere più attivamente le aziende, affinché si sentano fin dall'inizio parte integrante della filiera istruzione-orientamento-lavoro. Le imprese e la scuola co-progettano, in coerenza con lo sviluppo delle filiere produttive, percorsi pensati per durare nel tempo».

Risorse: Mof stabilizzato e fondi europei
«Risorse più ingenti e certe» è la parola d'ordine. Il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (Mof), destinato a retribuire il personale per attività aggiuntive e sempre più spesso destinato ad altro (l'adeguamento degli scatti e degli arretrati dei docenti), deve essere stabilizzato «su livelli congrui». E ogni altra risorsa disponibile, a partire dai fondi strutturali destinati all'istruzione, vanno «allineati» al ripensamento dell'offerta e allo sprint all'alternanza scuola-lavoro. Il Pon istruzione, ricorda il governo, ha una dotazione di circa 3 miliardi di cui «almeno 800 milioni saranno utilizzabili nel settennio 2014-2020 per attività didattiche aggiuntive».

School bonus: largo agli investimenti privati
Ma i fondi non saranno mai sufficienti «a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola»: largo, quindi, alle risorse private, che vanno «apertamente incentivate». Alt alla burocrazia per costituire fondazioni o enti con autonomia patrimoniale per ricevere fondi. E sprint a vantaggi «graduali» al settore privato e no profit per investimenti nelle scuole, dallo school bonus allo school guarantee. Senza chiudere la porta a finanziamenti "dal basso" come il crowdfunding. Un'altra prospettiva «di grande interesse» - conclude il documento - sono gli altri strumenti di "finanza buona" come le obbligazioni a impatto sociale, che si intende sperimentare soprattutto per combattere la piaga della dispersione scolastica.

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