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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 10:23.

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Da lì non si sarebbe mai mosso, come lo stesso Boccardelli dirà all'ex commissario sammarinese Vannucci (che però aveva ricevuto e messo a verbale anche dichiarazioni in senso contrario), anche perché, prosegue invece lo stesso Boccardelli nel suo interrogatorio con il pm Ferrando, «nel dicembre 2009 sono stato arrestato su misura cautelare della Procura di Palmi e non ho avuto più contatti con Balestrieri per cui nulla ho più saputo con riferimento alla custodia del Cristo presso la cassetta di sicurezza di San Marino». Dunque nessuna esibizione della statuetta nell'abitazione privata sammarinese del Conte Ugolini, nessuna mostra in preparazione nel Belgio o prelievi e riconsegne dell'oggetto da parte di agenti della security, come pure qualcuno ha dichiarato alle autorità giudiziarie. E nessuna ipotesi di riciclaggio, secondo la difesa, visto che l'opera è stata prima del Patriarca Melchita, poi del Conte Ugolini e infine dell'erede Boccardelli, senza che nel frattempo alcuno abbia mia rivendicato la proprietà e senza (finora), la prova di provenienza illecita dell'opera, che è sempre stata esposta al pubblico, trattata in studi e conferenze, descritta in articoli pubblicati sui media.

L'autenticazione di Pfeiffer
I colpi di scena di questa intricatissima vicenda non finiscono mai. Molto si è discusso in questi anni dell'autenticità dell'opera, soprattutto quando si scoprì che l'ex ministro Alfredo Biondi, nel 2008, aveva acquistato, per 3,2 milioni, una statuetta lignea raffigurante un Cristo, dapprima attribuita a Michelangelo e poi rivelatasi «un clamoroso falso, che pur tuttavia venne esposta in Parlamento e in altre autorevolissime sedi», dichiara l'avvocato Ciabattoni.
Il 19 giugno 2012, negli uffici della Gendarmeria di San Marino, viene sentito come persona informata dei fatti il professor Heinrich Wilhelm Pfeiffer, professore emerito presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, nella quale insegna Storia dell'arte cristiana e beni culturali della Chiesa. E' uno dei maggiori esperti al mondo delle opere di Michelangelo e a verbale, quel giorno fa mettere che «nel marzo 1999 ho potuto constatare personalmente la perfetta anatomia della scultura e, per la prima volta, ho visto un crocefisso ligneo lavorato come un unico pezzo poiché in precedenza avevo visto solo sculture di Cristo in legno con le braccia lavorate a parte e inserite sul corpo successivamente. Inoltre, toccandolo con le mani, ho potuto constatare un certo ritmo tra convessi e concavi della superficie, caratteristica di tutte le opere di Michelangelo». E dunque la frase finale tanto attesa: «Dopo aver esaminato con cura il Cristo non avevo più dubbi sull'appartenenza dell'opera al Michelangelo».

Bene dell'umanità
Se il bene tornerà nelle mani di Boccardelli, il Cristo attribuibile a Michelangelo Buonarroti, secondo quanto disposto il 6 dicembre 2011 da Balestrieri nella procura speciale affidata all'avvocato Ciabattoni presso la sede consolare generale italiana di New York, «come meraviglia del mondo e bene dell'umanità non dovrà mai e non potrà mai essere venduta ma solo essere messa a disposizione di esperti e studiosi…nonché di cittadini anche per continuare gli studi su Michelangelo attraverso esposizioni anche stabili previste in locali idonei della Repubblica di San Marino, nello Stato Città del Vaticano e nel Comune di Ascoli Piceno».
Non resta che attendere gli sviluppi e altri colpi di scena, che non mancheranno, anche perché una domanda su tutte sorge: se la proprietà è davvero di Boccardelli, perché mai a dettare le regole per l'esposizione è Balestrieri?

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