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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2014 alle ore 23:05.

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«Pd partito che discute, ma in Aula si vota tutti allo stesso modo»
La fiducia del premier nella compattezza del partito alla prova del voto in Aula rispecchia quanto sottolineato ieri sera alla direzione Pd in sede di replica agli interventi contrari di molti esponenti della minoranza. «Trovo che discussioni come quella di oggi - ha detto Renzi - siano discussioni belle, anche quando non siamo d'accordo. Trovo che questo sia per me un partito politico, un luogo in cui si discute. Poi, mi piace pensare che in Parlamento si voti tutti allo stesso modo. È stata questa la stella polare quando ero opposizione nel partito, lo è a maggior ragione oggi».

Fassina: «In aula non franchi tiratori ma idee diverse»
«Sono d'accordo con Renzi quando dice che non ci saranno i franchi tiratori, ci saranno solo idee diverse. Le idee diverse saranno gli emendamenti in aula, nulla di nascosto o sotterfugi. Dopodiché ritengo che questa riforma non risolva la precarietà, in realtà riflette un impianto conservatore». A dirlo è il dem Stefano Fassina (area sinistra del lavoro), commentando il voto di ieri della direzione sul jobs act

Brunetta (Fi): con reintegro licenziamenti disciplinari non cambia nulla
Mentre il Pd regola i conti al suo interno, da Forza Italia arriva un mezzo passo indietro sull’ipotesi di un “sostegno” alla riforma. A spiegare la situazione èp il capogruppo alla camera Renato Brunetta che in una nota ricorda come nella sua rlezione alla direzione Pd Renzi «non si è limitato a dire che la reintegra sarebbe rimasta, come è ovvio e condiviso, solo nel caso dei licenziamenti nulli o discriminatori, ma anche nel caso dei licenziamenti disciplinari, che sono il vero problema per le imprese, in quanto sono determinati da fatti e comportamenti che riguardano il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore». In questo caso, sottolinea Brunetta, «non cambierebbe un bel nulla». Urgono spiegazioni, conclude, perchè «Forza Italia è disposta ad appoggiare le riforme, ma non a farsi prendere in giro».

Al WP: sul mercato del lavoro la gente è con noi, non con i sindacati
La necessità di cambiare l’attuale mercato del lavoro in Italia al centro anche di una intervista rilasciata dal premier al Washington Post. «Credo che la gente sia dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati - ha sottolineato il premier nel suo colloquio con il quotidiano Usa - Tutto deve cambiare in Italia. E cambierà». Il mercato del lavoro, in particolare, «è stato bloccato per anni da una vecchia legislazione. Se sei giovane è impossibile capire perché si tratta di un sistema incentrato sul passato. Nell'era digitale è impossibile continuare con il vecchio sistema. Quindi dobbiamo cambiare il sistema del mercato del lavoro». «In questo momento i sindacati sono contrari alle mie proposte», ha aggiunnto: «In generale, considero importante il ruolo dei sindacati. Ma per me è importante trasmettere il messaggio per cui se i sindacati sono contro queste riforme, per favore lasciateci continuare ed andare avanti. Non siamo legati al destino dei sindacati».

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