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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 10:08.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2014 alle ore 08:50.

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Schermaglie minoranza Pd-Renziani sulla fiducia
Una giornata di attesa, dunque, che ha visto le varie anime del Pd lanciarsi in schermaglie verbali sull’ipotesi della fiducia -poi autorizzata dal Cdm - con la minoranza sulle barricate e i renziani pronti a difendere l’eventuale strappo del premier. In campo contro l’ipotesi della fiducia anche la leader di Sel in Parlamento, Loredana De Petris, che twitta: «Jobs act: si tolgono i diritti e con la fiducia anche la possibilita' di discutere». Se il governo deciderà di mettere la fiducia bisognerà votarla senza «azzardi», sottolinea invece il deputato dem Matteo Colaninno: «La stabilita politica è discriminante per l'affidabilità del Paese e del debito sovrano. Se il Governo dovesse decidere di porre la questione di fiducia sulla riforma del lavoro, quella fiducia va votata dalla maggioranza a partire dal Partito democratico».

Latorre: legittima la fiducia se c’è ostruzionismo
Sul tema della fiducia sul ddl Jobs act era tornato anche Nicola Latorre, senatore Pd e presidente della commissione Difesa. «L'auspicio è che non sia necessario porla. Ma se in Parlamento si produrrà un atteggiamento ostruzionistico, allora la fiducia diventerebbe uno strumento di legittima difesa», aveva dichiarato al Corriere della Sera. Latorre avevq descritto il clima in Senato «meno rovente di quello che si legge. Inutile nascondere che ci sono opinioni diverse. Ma confido nel fatto che alla fine il partito voterà in maniera compatta». Quanto all'articolo 18 il senatore Pd ha spiegato: «Fare la discussione solo sull'articolo 18, prescindendo dall'insieme della riforma, è un errore gravissimo. Quello che stiamo proponendo è un nuovo sistema di protezione sociale. Non si tratta di togliere a qualcuno per dare altri: la discussione in questi termini è falsa. Noi stiamo proponendo un nuovo assetto globale, in sintonia con i cambiamenti del mercato del lavoro».

Boccia: alla fine il Pd voterà questa delega
«Finisce che il Pd voterà questa delega, ma il problema di fondo non lo risolviamo screditando la rappresentanza sindacale. Con l'attuazione di quella delega, prima devi recuperare le risorse, e quindi cancellare le casse integrazioni esistenti, e poi creare la nuova Aspi o come si cambierà», ha detto Francesco Boccia, Partito Democratico, questa mattina ad Agorà, su Rai Tre. «La rimozione dell'articolo 18 - ha dichiarato - consente di attrarre investimenti? È un abbaglio colossale. Si parla tanto di modello tedesco, ma in Germania i salari sono alti, e una noma simile all'articolo 18 c'è. Le gente ci chiede di risolvere i problemi».

Fassina: se la delega resta in bianco è invotabile
«Se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia conseguenze politiche», ha scritto, su Twitter, Stefano Fassina, componente della minoranza del Pd.

Damiano: accordo possibile, ma serve un compromesso
Sulla delega di riforma del mercato del lavoro, «noi abbiamo avanzato alcune obiezioni. Se si vuole un risultato per domani, occorre un compromesso», ha dichiarato Cesare Damiano, esponente della minoranza Pd e presidente della Commissione Lavoro della Camera, intervistato dalla Stampa. La minoranza ha presentato in Senato sette emendamenti: «il governo ne deve tenere conto», ha sottolineato Damiano.Che chiede anche risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali. Poi sul demansionamento la moniranza chiede che venga mantenuto il livello retributivo. L'articolo 18? «Nell'ultima direzione Pd abbiamo fatto un passo avanti che mantiene l'attuale tutela dell'articolo 18 anche nei licenziamenti disciplinari: vorremmo che questo punto fosse ribadito nella delega».

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