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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 17:21.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2014 alle ore 10:09.

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PAVIA - Avanti con le riforme e con gli investimenti, anche a costo di sforare i parametri Ue. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ieri a Pavia per l'assemblea dell'associazione imprenditoriale locale, ribadisce il giudizio positivo sulla Legge di Stabilità, in particolare per la parte che riguarda la riduzione dell'Irap e la decontribuzione per i neo assunti. Buono per Squinzi «l'impianto che vi sta dietro e che viene incontro a diverse misure che chiediamo da anni, positivissimo l'azzeramento della componente lavoro sul calcolo».

Squinzi, che si dice comunque preoccupato per alcune norme «sparite» dalla legge, come ad esempio il sostegno al Made in Italy e gli incentivi più forti sulla ricerca, chiede al Governo di procedere con forza sulla strada delle riforme, in particolare con riguardo al mercato del lavoro.

Concorda con Renzi - chiedono a Squinzi - sul fatto che il posto fisso non ci sia più? «Questo è vero - replica - ed è anche vero che una riforma del mercato del lavoro è assolutamente necessaria: lo statuto è vecchio di 50 anni e in questi 50 anni il mondo è cambiato a una velocità straordinaria, ne dobbiamo prendere atto».
Gli imprenditori, ha proseguito, «non si divertono a licenziare, i nostri lavoratori sono tutti a livelli di preparazione altissimi, fanno parte del patrimonio aziendale. Anche noi vogliamo difenderli a tutti i costi e il contratto ideale è a tempo indeterminato che sia conveniente per le imprese e per i lavoratori». Il sindacato - prosegue Squinzi - ammetta di aver a volte difeso posizioni indifendibili: il problema dell'assentesimo, ad esempio, va contrastato con molta più decisione e in modo concreto».

Per il presidente di Confindustria le priorità su cui concentrare gli sforzi sono ora infrastrutture e ricerca, areei n cui occorre moltiplicare gli investimenti, anche rischiando qualche forzatura nei conti. «Anche se sforassimo un po’ i parametri dell'Unione europea - spiega Squinzi - non sarebbe la fine del mondo».


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