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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2014 alle ore 12:05.

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Che la potentissima cosca Mancuso di Limbadi, quella che per capirci da del tu ai narcos sudamericani, fosse radicata in Lombardia non è una notizia. Che cominci ad avere una penetrazione pesante nella politica lo è già di più.

L'operazione “Quadrifoglio”, coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e dai sostituti procuratori della Dda Francesca Celle e Paolo Storari e condotta oggi dal Ros dei Carabinieri ne è la plastica rappresentazione.

L'ordinanza firmata dal Gip Alfonsa Maria Ferraro ha portato in carcere 13 persone accusate a vario titolo, oltre che di associazione di tipo mafioso e di concorso esterno in associazione mafiosa, di diversi gravi delitti – tutti aggravati dalla finalità di agevolare un'associazione di tipo mafioso – quali detenzione e porto abusivo di armi (anche importate clandestinamente), intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento mediante incendio.

L'indagine ha riguardato due articolazioni della ‘ndrangheta radicate prevalentemente nella provincia di Como: il gruppo che fa capo alla famiglia Galati, radicato nel comune di Cabiate (Como) e zone limitrofe, ritenuto da investigatori e inquirenti espressione della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e il locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense (Como), a capo del quale le indagini hanno dimostrato esserci ancora Salvatore Muscatello, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari per la condanna riportata, proprio per il ruolo di “capo locale”, nel processo “Infinito”. Viene così dimostrato, ancora una volta, che la detenzione (anche fossero i domiciliari) non è in grado di fermare gli ordini e le direttive dei capi.

Qui Rho
Le indagini hanno evidenziato l'inclinazione affaristica di Antonio Galati, protagonista tra l'altro di un tentativo di speculazione immobiliare nel comune di Rho e di operazioni di fittizia intestazione di alcune attività commerciali.
Le indagini hanno svelato che Galati, attraverso gli imprenditori Franco Monzini e Luigi Vellone, ha finanziato con 300mila euro di provenienza illecita, l'acquisto di un terreno nella frazione Lucernate di Rho (Milano), allo scopo di edificare un vasto complesso immobiliare ad uso abitativo.

I rapporti tra Galati e gli imprenditori sono stati mediati per la Dda da Luigi Calogero Addisi, già consigliere comunale di Rho (Milano), dimessosi il 15 aprile di quest'anno, originario del vibonese e legato da vincoli di parentela con gli appartenenti di vertice della cosca Mancuso. L'ex amministratore, secondo la ricostruzione che ne fanno investigatori ed inquirenti, sarebbe stato direttamente interessato all'esito della speculazione per averci investito un'ingente somma di denaro e avrebbe peraltro favorito l'approvazione di una variazione di destinazione d'uso del terreno, superando i preesistenti vincoli di edificabilità.

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