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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2014 alle ore 12:05.

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Il capitale sociale
L'indagine sul “gruppo Galati” ha inoltre posto in evidenza la fondamentale importanza, per gli appartenenti alla ‘ndrangheta, del “capitale sociale” di rapporti e relazioni con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario, allo scopo di ottenerne favori, notizie riservate, erogazione di finanziamenti, rete di relazioni. In particolare sono stati accertati rapporti della famiglia Galati con un agente della Polizia penitenziaria in servizio in Lombardia, un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, imprenditori immobiliari, esponenti del mondo bancario e pubblici amministratori di enti locali.

Qui Como
Per quanto concerne l'altra articolazione mafiosa oggetto dell'indagine, il “locale” (vale a dire una cellula con almeno 50 affiliati di ‘ndrangheta) di Mariano Comense (Como), il dato più significativo è quello del perdurare del ruolo di “capo locale” e della conseguente immutata capacità di effettivo controllo del territorio ancora esercitato per Ros e Dda da Salvatore Muscatello, nonostante fosse agli arresti domiciliari.
Le intercettazioni ambientali hanno infatti dimostrato come Muscatello, violando le limitazioni comunicative impostegli dal regime di arresti domiciliari, abbia sistematicamente ricevuto altri affiliati o persone che offrivano favori o ricevevano protezione dall'anziano “capo locale”.

Le intercettazioni hanno dimostrato come Muscatello abbia continuato innanzitutto a occuparsi della raccolta di denaro per sostenere le famiglie degli affiliati detenuti. Sono stati tra l'altro documentati rapporti diretti con la moglie (non indagata in questo procedimento) di Fortunato Valle, recentemente condannato dalla Corte d'Appello di Milano a 24 anni di reclusione, quale esponente di vertice di un'associazione mafiosa a carattere famigliare legata alla cosca di 'ndrangheta dei De Stefano di Reggio Calabria, operante nei territori di Bareggio, Cisliano e Milano. Nell'ambito del procedimento Quadrifoglio, nel quale non è indagata, Nadia Scognamiglio si è recata più volte a trovare Salvatore Muscatello, esponendogli problemi di natura economica legati alla situazione detentiva del compagno, al fine di ottenere un aiuto materiale.

Muscatello avrebbe continuato inoltre a interessarsi del recupero di crediti vantati dal sodalizio, anche attraverso la commissione di azioni violente ed atti intimidatori e del mantenimento di rapporti con rappresentanti di altre “locali2 di ‘ndrangheta lombarde, in alcuni casi ricevuti presso la propria abitazione. Tra gli altri, Benito Cristello, padre di Umberto e Rocco (assassinato a Verano Brianza il 28 marzo 2008), già esponenti apicali del locale di Seregno (Monza-Brianza), Giovanni e Giuseppe Morabito, rispettivamente figlio e nipote del detenuto Giuseppe Morabito, capo storico della cosca “Morabito-Bruzzaniti-Palamara”.

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