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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 20:55.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2014 alle ore 09:04.

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Jyrki Katainen e Pier Carlo Padoan (LaPresse)Jyrki Katainen e Pier Carlo Padoan (LaPresse)

BRUXELLES – Dopo un tira-e-molla di due settimane, la Commissione europea ha annunciato che non intende respingere in toto i bilanci previsionali di Italia e Francia. La decisione è giunta dopo che ambedue i paesi hanno promesso nuove misure di riduzione del deficit pubblico. Entro fine novembre, Bruxelles dovrà pubblicare una analisi compiuta dei testi. La situazione italiana rimane delicata, anche perché sul paese pesa la minaccia di una procedura per squilibrio macroeconomico eccessivo.

«Dopo aver tenuto conto di tutte le informazioni e di tutti i miglioramenti che ci sono stati comunicati negli ultimi giorni, non vedo casi di violazione particolarmente seria» dei Trattati, «tale da indurci a esprimere una opinione negativa in questa fase», ha spiegato in un comunicato il commissario agli affari economici. Jyrki Katainen ha rinviato alle opinioni sui bilanci previsionali previste entro fine novembre: «Debolezze o rischi verranno sottolineati a quel punto».

La decisione è giunta dopo che la Commissione aveva messo l'accento su una riduzione insufficiente del deficit strutturale italiano nel 2015. Il governo Renzi ha presentato a metà ottobre una Finanziaria che prevedeva un taglio del disavanzo di appena lo 0,1% del prodotto interno lordo, rispetto a un impegno europeo di almeno lo 0,5%. Per due settimane, vi sono stati accesi negoziati tra Roma e Bruxelles per trovare una soluzione che evitasse la bocciatura d'emblée della Finanziaria italiana.

Le nuove regole europee consentono alla Commissione europea di bocciare un testo entro due settimane dalla sua ricezione se in aperta violazione con il Trattato (mai finora questa possibilità è stata utilizzata). Nei fatti, Bruxelles ha imposto all'Italia di rivedere il testo, promettendo nuove misure per 4,5 miliardi di euro tali da portare l'aggiustamento strutturale dell'anno prossimo a circa lo 0,3% del Pil. La vicenda può essere letta in vario modo.

C'è chi metterà l'accento sul fatto che l'Italia è riuscita ad evitare l'aggiustamento richiesto dalle regole europee e dalla Commissione. E chi farà notare come l'esecutivo comunitario abbia imposto al governo italiano di rimettere mano alla sua Finanziaria. L'accordo è un compromesso tra la Commissione che vuole difendere la sua credibilità di guardiana dei Trattati e il premier Matteo Renzi, che ha fatto della revisione delle regole europee.

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