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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2014 alle ore 08:12.

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Napolitano: Assolutamente no, mi aveva solo trasmesso un senso di grande ansietà e anche un po' di insofferenza per quello che era accaduto con la pubblicazione delle intercettazioni di telefonate tra lui stesso e il senatore Mancino, insofferenza che poi espresse più largamente nella lettera. Non mi preannunciò né la lettera, né le dimissioni. Era diciamo preso da questa vicenda, era anche un po' assillato da queste telefonate punto e basta. Poi la lettera per me fu un fulmine a ciel sereno, ne rimasi molto colpito, ci riflettei e il giorno dopo, il giorno dopo subito lo pregai di venire nel mio ufficio, avendo già redatto una risposta che gli consegnai.
Pm Teresi. (...) Signor Presidente, intanto il Consigliere D'Ambrosio le aveva preannunciato che avrebbe fornito un contributo alla redazione del libro della professoressa Maria Falcone? Contributo di ricordo di Giovanni Falcone?
Napolitano. Certamente sì, me ne diede notizia e mi disse: appena avrò steso il testo glielo farò avere in anteprima rispetto alla pubblicazione, e così fece, e questo avvenne con una lettera sua di accompagnamento (...)
Pm Teresi. (...) Credo che a questo punto indispensabile chiederle, signor Presidente, se il Consigliere D'Ambrosio le parlò mai di questi suoi tormenti, di questa origine, delle cause del suo vivo timore di essere stato allora considerato quello scriba di cui...
Napolitano: Assolutamente mai.
Pm Teresi: Signor Presidente, subito dopo avere ricevuto quella lettera del 18 di giugno, lei ha ricevuto, ha avuto in merito una interlocuzione con il dottore D'Ambrosio? (...)
Napolitano: (...) Non ebbi con lui discussioni sul passato. Era un po' una regola non scritta, noi dovevamo guardare alle nostre responsabilità giorno per giorno con uno sguardo al futuro piuttosto che al passato. (...) A parte diciamo il principio di riservatezza dei colloqui del presidente, ma vorrei pregare la Corte e voi tutti di comprendere che da un lato io sono tenuto e fermamente convinto che si debbano rispettare le prerogative del Capo dello Stato così come sono sancite dalla Costituzione Repubblicana. Dall'altra mi sforzo, faccio il massimo sforzo per dare nello stesso tempo il massimo di trasparenza al mio operato e il massimo contributo anche all'amministrazione della Giustizia. Sono, come dire, certe volte proprio su una linea sottile (...)
LO «SCRIBA»
Pm Teresi: Signor Presidente, quello che ci impressiona molto in quella frase drammatica del Consigliere D'Ambrosio è (...) il suo timore di essere stato considerato allora, cioè nell'89-93 (...) solo un ingenuo e utile scriba.
Napolitano: Io comprendo benissimo, come dire, il concentrarsi su quelle poche righe e l'interrogarsi sul loro significato, data la drammaticità del tono e anche del contenuto (...) Credo che altre personalità che hanno avuto rapporti in quegli anni, come soggetti istituzionali, con D'Ambrosio, possono più facilmente di me essersi fatte delle idee in proposito, non lo so. Ma naturalmente coloro che avevano la responsabilità in tutti gli aspetti della impostazione, della guida e della gestione della politica anti mafia e della lotta contro la criminalità organizzata, erano naturalmente il ministro della Giustizia, il ministro dell'Interno, la commissione anti-mafia, tutti incarichi che io certamente non ho ricoperto tra l'89 e il 93.

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