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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2014 alle ore 16:15.
L'ultima modifica è del 04 novembre 2014 alle ore 17:45.

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Jean Claude Juncker (Epa)Jean Claude Juncker (Epa)

«A Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi». E poi: «Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso». Jean Claude Juncker “unchained”, senza freni, commentando le «critiche superficiali» del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, a margine dell'ultimo consiglio europeo contro “i tecnocrati di Bruxelles”. Juncker ha risposto a una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, in merito alle parole di Renzi a margine dell'ultimo Consiglio europeo.

«Vorrei sapere da lei, presidente Juncker, cosa pensa del premier italiano che non vuole farsi dettare la linea dai tecnocrati di Bruxelles», ha chiesto Weber parlando di posizione «inaccettabile». Parole che avevano fatto scattare, ancor prima della risposta di Juncker, scintille nel corso dell'incontro tra l'ex presidente del Consiglio Van Rompuy e il nuovo presidente della Commissione Juncker con la conferenza dei presidenti al Parlamento europeo.

«Quello che valgono sono le decisioni finali, non le espressioni che si usano. Il governo italiano - ha risposto Gianni Pittella, capogruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo - ha avuto un comportamento irreprensibile. E non accetto che si mettano in discussione le posizioni assunte dal governo Renzi in Europa, sempre leali, chiare e costruttive».

Dopo aver replicato a Renzi, tuttavia, Juncker ha proseguito: «Sono sempre stato convinto che i Consigli europei servano per risolvere i problemi, non per crearli. Personalmente prendo sempre appunti durante le riunioni, poi sento le dichiarazioni che vengono fatte fuori e spesso i due testi non coincidono».

Il neo presidente della commissione ne ha avuto anche per il premier britannico David Cameron, criticandolo per il modo in cui ha presentato all'opinione pubblica nazionale l'obbligo di aumentare il contributo di Londra al bilancio Ue, dovuto al miglioramento del Pil.

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