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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 19:08.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2014 alle ore 22:06.

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Pagherà chi possiede un contratto di fornitura elettrica
Chi dovrà pagare il canone? «Chi possiede un contratto di fornitura elettrica», ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico. «La norma prevede la tassa in base al possesso del televisore - ha spiegato Giacomelli - ed è una norma anacronistica. Se (il canone ndr) rimanesse legato a quel concetto dovrei dire ‘il possesso di un apparecchio televisivo, oppure di un pc, oppure di un tablet, oppure di uno smartphone, oppure di ogni altro device atto a ricevere il segnale'. Vuol dire fare una norma con prescrizioni molto ampie e molto dure, ma sostanzialmente inapplicabile, in altre parole prendere in giro e continuare a consentire l'evasione. Quindi noi identifichiamo l'elemento unificante, che è l'alimentazione dei diversi device e quindi, il contratto di fornitura elettrica».

Non si pagherà sulla seconda casa
Giacomelli ha però escluso il pagamento per le seconde case: «tendenzialmente l'idea è quella di evitare che chi ha la seconda casa paghi di più. Anzi, diciamo che in linea di massima sulla seconda casa è escluso. Qui si tratta di capire - ha precisato Giacomelli - come introdurre qualche punto di equità. C'è chi dice che potremmo incrociare i dati del reddito, e legare il canone all'Irpef, io sono un po' perplesso su questa possibilità. Legato all'Irpef mi pare molto più complesso e farraginoso».

Sulle aziende elettriche non graverà un costo aggiuntivo
Giacomelli ha spiegato che sulle aziende di energia elettrica non graverà alcun costo aggiuntivo: «Noi abbiamo idea di mantenere indenni le aziende (di energia elettrica ndr) quindi i costi delle modifiche del software, certamente, non saranno a carico loro. Dialogheremo, non è contro nessuno questa riforma».

Meravigliati per il ricorso Rai contro i tagli
«Il ricorso del cda Rai? Più che arrabbiati siamo un po' meravigliati. Non si capisce il senso del ricorso», ha detto Antonello Giacomelli, spiegando la sua posizione sul ricorso presentato dal cda Rai contro i tagli di 150 milioni di euro imposti dal governo. «Esattamente il giorno in cui il direttore generale va nel Cda per dire che ‘l'operazione che era stata immaginata, ovvero il contributo di 150 milioni per aiutare le famiglie, in cambio della privatizzazione di una parte di Rai Way, ha dato un ottimo risultato ben superiore dei 150 milioni, quindi non c'è danno di nessun tipo' non si capisce bene il senso del ricorso». Per Giacomelli «la modalità per il contributo dei 150 milioni è stata certamente eccezionale, però il senso era quello di intervenire per una situazione generale del Paese di difficoltà. Il mondo Rai dovrebbe capire che non si vive in un'isola ma si vive dentro un Paese, il ricorso è un po' incomprensibile». Giacomelli ha poi smentito le voci che vorrebbero l'azzeramento dei vertici Rai da parte del governo: «Non è questa l'intenzione», ha detto, ma «puntiamo a modificare la governance, lo faremo non con un decreto ma con un percorso parlamentare, quindi con una discussione aperta. La nostra idea è rendere Rai molto più simile a una azienda normale di quello che è oggi».

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