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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 14:01.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2014 alle ore 15:23.
Il nuovo canone non corre alla velocità della luce. Non si conosce ancora il testo dell'emendamento alla legge di Stabilità sulla nuova tassa che dovrà finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo. Sarà collegata alla bolletta elettrica, varierà da 60 a 80 euro a seconda di reddito e seconde case, non sarà più un'imposta sul possesso del televisore. Non è deciso se si pagherà con la bolletta o se l'utenza elettrica sarà il "rivelatore" delle famiglie che dovranno versare la nuova tassa.
Se, in ogni caso, il nuovo canone correrà insieme alla legge di Stabilità, sarà approvato, più o meno, poco prima di Natale, salvo intoppi. È impensabile riuscire a preparare il nuovo meccanismo di pagamento entro il primo gennaio. L'ipotesi più logica è che, dati i tempi ristretti, si decida di far scattare il nuovo canone dal gennaio 2016, partendo ancora per il 2015 con il vecchio bollettino e un importo da stabilire per decreto. La politica non sempre segue la logica, però. Il Governo ha deciso di partire dalla coda del problema, il finanziamento della Rai, prima ancora di definire l'assetto e la governance del servizio pubblico, dai quali far dipendere, secondo logica, le "certezze" finanziarie. La Rai ha un vertice spaccato, con la maggioranza che va allo scontro con il Governo e un Cda che decade a metà 2015: è difficile possa gestire anche l'incertezza sulle risorse per i tempi di approvazione del nuovo canone. L'azienda finora riceve dal Tesoro ogni trimestre una parte di quanto pagato dai cittadini (non tutti). Le vicende del canone e del Cda rischiano, insomma, di destabilizzare l'azienda Rai. O il Governo.
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