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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2014 alle ore 08:11.

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ROMA
Il Governo incassa il primo via libera al Ddl di stabiltà. Anche se oggi è atteso l'ok definitivo al testo dopo l'esame degli ordini del giorno. E lo fa mantenendo i saldi invariati. Piuttosto a modificare le "poste" in gioco per il triennio 2015-2017 è stato lo stesso Esecutivo. Che, allineandosi alle osservazioni formulate da Bruxelles al Ddl di stabilità presentato alle Camere, ha introdotto durante l'esame in Commissione Bilancio di Montecitorio misure aggiuntive per circa 4,5 miliardi riducendo così dal 2,9 al 2,6% l'indebitamento netto per il 2015.
Saldi e clausole
Una manovra da oltre 32 miliardi che alla fine produrrà misure espansive con un peggioramento dei saldi per 5,9 miliardi. Occorre ricordare che a chiudere il cerchio e a garanzia dei tagli attesi sulle spese dei comuni, delle regioni e dei ministeri, il Governo ha posto una clausola di salvaguardia con aumenti dell'Iva in grado di assicurare maggior gettito per 12,8 miliardi nel 2016 e 19,2 per il 2017, oltre a 700 milioni di maggiori accise. Clausole cui si aggiungono quelle sulla lotta all'evasione e in particolare sullo split payment e il reverse charge esteso anche alla grande distribuzione (oltre 1,7 miliardi di maggiori accise se i due regimi non saranno autorizzati da Bruxelles).
La scelta del Governo e della maggioranza della Camera è stata quella di concentrare gli interventi di modifica al Ddl sulle misure di sostegno ai settori produttivi (dal Made in alla nuova "Sabatini"), sull'incremento della dotazione dei fondi con finalità sociali (bonus bebè a chi ha più figli, social card e nuovo fondo cultura), nonché sull'introduzione di misure di maggiore flessibilità nel patto di stabilità interno (più elasticità per i comuni sulle spese da tagliare e più tempo per l'ammortamento dei mutui). La partita da questa settimana si giocherà al Senato dove il Governo dovrà risolvere le questioni più spinose. La tassazione sulla casa sarà ancora una volta il vero nodo da sciogliere con la definizione dell'aliquota standard e della deducibilità del prelievo locale sugli immobili dalle imposte dirette per i capannoni delle imprese, che potrebbe comunque riservare qualche spiacevole sorpresa (si veda l'articolo sotto). All'interno della riforma sulla tassazione locale il Governo potrebbe cancellare la "patrimoniale sui macchinari", ovvero la rivalutazione della rendita catastale dei beni strumentali "imbullonati".
Le modifiche allo studio
Al Senato il Governo, dopo aver cancellato alla Camera l'obbligo del pareggio di bilancio per le Regioni prima di fare debiti, dovrà cercare un accordo più ampio con le autonomie territoriali sul taglio da 4 miliardi. E in questo senso si starebbe lavorando a una sorta di compartecipazione dello Stato centrale sul patto della salute, con la definizione congiunta di almeno 1,5 miliardi di tagli sui quattro inizialmente ipotizzati con il Ddl di stabilità. Sul fronte fiscale i temi sul tappeto al Senato si concentreranno sul nuovo regime forfettario per le partite Iva, le franchigie Irap più alte per le piccole e piccolissime imprese, nonché la riduzione del prelievo sui fondi pensione che il Governo con il Ddl stabilità ha elevato dall'11,5% al 20% (ora si ipotizza di portala al 17%). Possibile ritocco in vista al ribasso anche per i fondi delle casse di previdenza privatizzate dal 26% al 20% Ma qui la posta in gioco potrebbe allargarsi alla richiesta già avanzata dal Governo alle Casse dei professionisti di convertire una parte delle loro risorse impiegate sul debito estero per finanziare le attività economiche in Italia.

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