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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 13:06.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 22:53.

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Quarantamila euro alla fondazione di Alemanno
Dalle carte dell’inchiesta è emerso che dal 2008 al 2013 la fondazione Nuova Italia, il cui presidente è Alemanno, ha ricevuto 40mila euro dal clan gestito dall’ex terrorista nero Carminati. Nei decreti di sequestro di beni per 204 milioni eseguiti dalla Guardia di finanza viene descritto, in particolare, il ruolo di Franco Panzironi, ex ad di Ama, tra i soci fondatori di Nuova Italia e finito ieri carcere. In cambio dell’intervento del manager sugli «organi del Comune e di Ama per lo sblocco di crediti», il clan garantiva a Panzironi una somma pari a «120 mila euro (il 2,5% del valore di un appalto assegnato all’Ama non ancora specificamente individuato)» nonché «finanziamenti non inferiori a 40 mila euro alla fondazione Nuova Italia». Ma i sodali di Carminati, come emerge dall’ordinanza, si lamentavano spesso dei soldi dati al manager, «fino a 15mila euro al mese».

L’ex sindaco: ho sbagliato ma mai conosciuto Carminati
Alemanno ha inviato una lettera alla presidente di Fratelli d’Italia-An, Giorgia Meloni, per comunicare «l’irrevocabile decisione di autosospendermi da tutti gli organi del partito, fino a quando la mia posizione non sarà pienamente e positivamente chiarita». In serata si è difeso in Tv. Prima al Tg1 si è assunto la «responsabilità politica»: «Sicuramente ho sbagliato a sottovalutare la componente umana, non ho dato la giusta attenzione alla scelta della squadra mentre mi sono concentrato sulle emergenze della città». Quanto alla cupola - ha spiegato - «se c’era non era fascista, ma andava da destra a sinistra». Poi, a Porta a porta, ha preso le distanze sia dal presunto capo dell’organizzazione sia dai suoi uomini: «Io Carminati non l’ho mai conosciuto». Si tratta di « persone che hanno avuto un percorso diverso e anzi antagonista rispetto al mio e a quello del Movimento sociale italiano», ha aggiunto, dicendo di sapere soltanto «che era un ex detenuto che aveva scontato la pena e anche un imprenditore». «Quando sono uscite le prime notizie - ha affermato l’ex sindaco - ho chiesto ad Antonio Lucarelli, Riccardo Mancini (ex ad di Eur Spa, ndr) e Franco Panzironi se avevano contatti con questi criminali e tutti mi hanno risposto “assolutamente no”, tranne Mancini». Ma Alemanno ha riferito di essere «rimasto scosso dalle intercettazioni»: «Se le accuse contro di loro si riveleranno vere, allora vorrà dire che hanno tradito la mia fiducia, e me ne faccio carico politicamente».

Panzironi (ex Ama) unico a rispondere al Gip
L’unico a rispondere al Gip Flavia Costantini è stato proprio Panzironi, che ha respinto ogni addebito definendo un «fatto normale» i finanziamenti sospetti e negando l’accusa di «essere a libro paga» di qualcuno. Gli altri 13 indagati per i quali oggi era previsto l’interrogatorio di garanzia in carcere a Regina Coeli hanno fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere: dal “boss” Carminati - che secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare sapeva da tempo dell’indagine «mostruosa» a suo carico ed era stato avvisato da due uomini a bordo di un’auto della Questura - a Riccardo Brugia, dal manager Fabrizio Franco Testa al ras delle cooperative sociali Salvatore Buzzi, fino all’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine. Ancora irreperibile, tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, Giovanni De Carlo, ritenuto il braccio destro di Brugia, uno dei più stretti collaboratori di Carminati.

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