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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 10:36.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 08:56.
L’Italia non uscirà quest'anno dalla recessione. Lo conferma Confindustria, che taglia ulteriormente le stime sul Pil. E conferma il ritorno della crescita nel 2015. Con un consolidamento nel 2016. Il Centro studi di Confindustria, nel suo rapporto “Scenari economici”, parla infatti di un ritorno all'aumento del Pil nel 2015 (+0,5%) con un consolidamento nel 2016 (+1,1%). Per quest’anno le stime sono riviste al ribasso,con un -0,5% (rispetto al -0,4% stimato a settembre). Il Pil tonerà positivo dal primo trimestre 2015 con un +0,2%, per poi salire gradualmente nel biennio. Nel suo rapporto, dal titolo “Il rebus della ripresa - La corruzione zavorra per lo sviluppo”, CsC sottolinea che se «l'Italia riuscisse a ridurre la corruzione ai livelli della Spagna», il suo tasso di crescita «annuo aumenterebbe di 0,6 punti percentuali». Ed evoca quasi 300 miliardi bruciati negli ultimi 20 anni a causa della corruzione. La pressione fiscale è attesa al 43,5% del Pil nel 2014 e al 43,3% nel 2015, per scendere al 43,1% nel 2016.
Pil giù nel 2014 (-0,5%), risale nel 2015 (+0,5%) e 2016 (+1,1%)
Il Centro studi di Confindustria stima che il Pil italiano chiuda il 2014 con un calo dello 0,5% e prevede che inizi a risalire nel 2015 con un +0,5%, consolidando la ripresa nel 2016 con un +1,1%. Il Csc conferma così la stima sul 2015 e indica l'ulteriore aumento nell'anno successivo. Il 2015-2016 si prospetta come «un biennio di graduale recupero per l'Italia», sia pure «con cautela», in un «contesto enigmatico». Lo scenario economico globale si presenta «nettamente migliore rispetto a 3 mesi fa», grazie alla vivace crescita della domanda mondiale, al petrolio più a buon mercato (70 dollari a barile, contro i 104 indicati a settembre e una quotazione corrente che sta avvicinandosi ai 60), all'euro meno forte. In particolare il crollo del prezzo del petrolio, diminuito di oltre un terzo nell'arco di alcune settimane, per l'Italia significa «un guadagno di 14 miliardi annui. Ed un impatto di +0,3% sul Pil 2015 ed un altro +0,5% nel 2016». Ma l'incertezza «rimane principale ostacolo» alla ripresa.
Disoccupazione al 12,7% nel 2014, occupazione risale in primavera
Il tasso di disoccupazione ha superato nell'anno in corso il 13% in autunno e raggiunge il 14,2% «se si considera l'utilizzo massiccio della Cig». Secondo il Centro studi di Confindustria, la disoccupazione si attesterà al 12,7% nel 2014 e «inizierà a scendere lentamente dalla seconda metà del 2015» (che chiuderà comunque al 12,9%) e arrivera' al 12,6% nel 2016. «Il numero di persone a cui manca il lavoro, in tutto o in parte - sottolinea il CsC - ha raggiunto gli 8,6 milioni la scorsa estate. Particolarmente grave è il fatto che il 43,3% dei giovani tra i 15 e i 24 anni che cercano un impiego non lo trovano». Per il CsC, «con la graduale ripresa del Pil a partire dall'inizio del 2015, la domanda di lavoro si rafforzerà progressivamente nel corso del prossimo biennio», l'occupazione «tornerà a crescere da primavera 2015, dopo essere rimasta ferma per tutto il 2014».
Pressione fiscale in calo dal 2015, al 43,1% nel 2016
La pressione fiscale è attesa al 43,5% del Pil per l'anno in corso, «al 43,3% nel 2015, stesso livello del 2013 per scendere al 43,1% nel 2016». I numeri, sottolinea Confindustria, per una questione contabile, non includono «gli effetti di stabilizzazione del bonus di 80 euro prevista dal Ddl stabilità». Tenendone conto, «la pressione fiscale scenderebbe al 42,8% del Pil nel 2015 e al 42,5% l'anno successivo. L'incidenza effettiva della pressione fiscale sul Pil depurato dal sommerso salirà al 49,1% quest'anno, nel 2015 tornerà al 48,9% come nel 2013, e scenderà al 48,7% nel 2016».
La corruzione zavorra per l'economia: in 20 anni persi 300 mld
Nella sua analisi CsC sottolinea come la corruzione deprima il Pil, e rappresenti «una zavorra per l'economia», tanto che se «l'Italia riuscisse a ridurre la corruzione ai livelli della Spagna, obiettivo non certo impossibile visto che la distanza è di 0,7 punti, il suo tasso di crescita annuo aumenterebbe di 0,6 punti percentuali».L'Italia è fanalino di coda sulla corruzione fra i Paesi sviluppati, dietro Turchia e Spagna con la Danimarca e la Germania al primo e secondo posto. «Se con Mani pulite l'Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia», ossia un punto in meno, «il Pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più, circa 5mila euro a persona» in questo arco di oltre venti anni.
Rientro del deficit sia graduale o rischi tensioni
Il consolidamento dei conti pubblici proseguirà, ma secondo Confindustria, «occorre procedere con gradualità lungo il sentiero di rientro del deficit pubblico, in modo da non inchiodare il Paese a una stagnazione altrettanto insopportabile sul piano politico e sociale e foriera di iniziative populistiche». Il Csc stima un indebitamento netto della Pa al 3% del Pil quest'anno, al 2,7% nel 2015 e al 2,5% nel 2016. Quanto al debito pubblico, nel 2014, salirà al 132,2% del Pil, nel 2015 toccherà il 133,8% per poi scendere al 133,7% nel 2016.
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