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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 19:33.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2014 alle ore 07:26.
La macchina era parcheggiata fra Myrtle and Tompkins Avenue, nel quartiere Bedford-Stuyvesant di Brooklyn, vicino a un complesso di caseggiati popolari. Seduti in macchina in un freddo pomeriggio invernale c'erano Wenjian Liu, 32 anni e Rafael Ramos, 40 anni: erano fermi in macchina per rassicurare con la loro presenza gli abitanti del caseggiato che lamentavano tafferugli, minacce e piccoli crimini. Poi gli spari, con una pistola argentata, in una strada affollata, molti spari. Un testimone oculare ha detto di aver visto sgorgare il sangue dalla testa di uno dei due poliziotti:«C'era sangue dappertutto – ha raccontato - e panico. La gente scappava, urlava. L'uomo, l'assassino è scappato anche lui». Brisley dopo il crimine ha cercato di scomparire in un treno della metropolitana. Ma arrivato su una piattaforma affollata si è accorto di essere stato seguito da due poliziotti e si è sparato alla tempia.
Non ci saranno molti dettagli in più. Ma c'è, come abbiamo detto, una città divisa, soprattutto nelle sue istituzioni: i poliziotti hanno platealmente voltanto le spalle al sindaco Bill de Blasio quando ieri è andato nell'ospedale dove erano stati portati i due agenti uccisi. Il risentimento della polizia è forte: il sindaco, parlando in pubblico, aveva avvertito il figlio Dante, afroamericano, di «stare attento alla polizia» dopo le polemiche per la decisione di un Gran Giurì di non procedere contro i poliziotti che avevano ucciso Eric Garner a Staten Island. L'uscita del sindaco è stata considerata del tutto fuori luogo. E oggi il messaggio più struggente su internet è quello di un altro figlio, il figlio di 13 anni di Rafael Ramos, Jaden, che ha scritto: «Oggi è il giorno peggiore della mia vita. Ho dovuto dire addio a mio padre. Era il padre migliore che potessi avere. Era lì per me ogni giorno della mia vita. È orrendo che qualcuno possa essere ucciso solo perchè è un poliziotto. Tutti dicono di odiare i poliziotti, ma sono le stesse persone che li chiamano per aiuto».
Il risentimento della polizia è evidente: nelle dimostrazioni si è generalizzato, ma si sono lanciate accuse e minacce contro la polizia: NYPD =KKK (Ku Klux Klan) era uno degli slogan. Oltre ai poliziotti che gli hanno voltato le spalle, la reazione formale più dura, simbolo della divisione e delle difficoltà in cui si trova il sindaco è venuta da Patrick Lynch, il presidene della Patrolmen Benevolent Association:«C'è sangue nella mani di molti – ha detto Lynch - a partire dai gradini del municipio, nell'ufficio del sindaco».
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