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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2015 alle ore 11:33.
L'ultima modifica è del 06 gennaio 2015 alle ore 18:17.

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Approda domani pomeriggio in Aula a Palazzo Madama la riforma della legge elettorale, con inizio della discussione generale. Mentre l'assemblea di Montecitorio riprende l'esame del ddl costituzionale di riforma del Senato. L’ultima versione della legge elettorale, l'Italicum 2.0, si prepara alla prova più dura, quella dell'ok in seconda lettura a un testo che rischia, inevitabilmente, di subire l'influenza dell'incrocio pericoloso con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Dal 13 gennaio, quando finirà ufficialmente il semestre europeo a guida italiana con il discorso di Matteo Renzi a Bruxelles, ogni giorno è buono perché il capo dello Stato Giorgio Napolitano rassegni le annunciate dimissioni. Le votazioni sul Quirinale inizieranno dopo 15 giorni dalle dimissioni, verosimilmente a fine gennaio. Renzi vuole superare il nodo riforme-Italicum prima dell'elezione del successore di Napolitano. Ma non sarà una passeggiata. Non è un caso che il senatore Andrea Marcucci, uno dei fedelissimi del premier, oggi abbia twittato: «Domani il Senato riparte con Italicum. Legge elettorale è una priorità ed un tema che deve restare distinto dal Quirinale».

Legge elettorale in Aula domani senza relatore
Accantonato come incidente di percorso il “giallo” della cosiddetta norma “salva-Berlusconi” infilata nel decreto natalizio sul fisco, il premier deve fare i conti con la fronda della minoranza interna al partito e con i malumori dentro Forza Italia, acuiti dalla decisione del presidente del consiglio di stoppare per ora il decreto legislativo con la norma che depenalizza l'evasione fiscale quando limporto è inferiore al 3% dell’imponibile, rischiando di annullare la condanna per frode fiscale di Berlusconi nel processo sui diritti tv Mediaset. Una fetta del gruppo dem al Senato non si è rassegnata alla versione della legge elettorale uscita dall’ultimo incontro tra Renzi e Berlusconi. E ripresenterà quei 7-8 emendamenti che a dicembre sono stati proposti alla commissione Affari Costituzionali e che, complice l'approdo del ddl in Aula senza mandato al relatore, non sono mai stati esaminati. Alle ore 16 di mercoledì il testo base approderà così in Aula con le parti in causa probabilmente ancora ferme sulle proprie posizioni.

Il nodo delle preferenze
Verranno ripresentati i due emendamenti Finocchiaro che in commissione delineavano l'Italicum 2.0 (premio alla lista più votata, soglia del 40% al di sotto della quale scatta il ballottaggio, soglia di sbarramento unica al 3%, 100 collegi con capilista bloccati e preferenze per scegliere gli altri parlamentari) e verranno posti, dalla minoranza Pd, due nodi sui quali, per ora, le distanze con il premier restano immutate: quello del rapporto tra candidati bloccati e preferenze e quello dell’entrata in vigore della nuova legge elettorale. L'emendamento che prevede un listino bloccato del 25% e il restante 75% dei candidati eletto con preferenze (rispetto ai 100 collegi con capilista bloccati, così come prevede l’intesa Renzi-Berlusconi) è stato firmato da 36 senatori della minoranza Pd. Tanto che anche il bersaniano Cesare Damiano ha ribadito: «la vera questione ancora non risolta è quella delle preferenze».

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