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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2015 alle ore 12:28.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2015 alle ore 14:35.

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L’area Schengen permette oggi a 400 milioni di cittadini europei di circolare liberamente all’interno delle frontiere comuni, abolendo i controlli sistematici e istituendo un sistema di coordinamento nella lotta alla criminalità. Ne fanno parte oggi 22 Paesi Ue, quattro Paesi associati al di fuori dell’Unione (Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein), più - di fatto - San Marino, Vaticano e Principato di Monaco.

Le origini dell’area Schengen
Il 14 giugno 1985 Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Olanda firmano gli Accordi di Schengen, dal nome della città lussemburghese nella quale si riuniscono, relativo alla soppressione graduale (l’accordo entrerà in vigore per i primi Paesi firmatari nel 1995) delle frontiere comuni, instaurando uno spazio - l’«area Schengen» - di libera circolazione delle persone, indipendentemente dalla loro nazionalità. Nel 1990 gli stessi Stati firmano la Convenzione di applicazione degli Accordi di Schengen, che prevede - successivamente all’abolizione dei controlli alle frontiere interne - un’area unica di sicurezza e di giustizia.

L’ampliamento e l’eccezione anglo-irlandese
In seguito alla firma della Convenzione, l’area si amplia con l’adesione di altri Stati Ue: Italia (1990, in vigore dal 1997), Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996), Republica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia (2007). Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein si sono associati tra il 1996 e il 2008 e gli accordi sono stati inseriti nel quadro legislativo dell’Unione europea con il Trattato di Amsterdam del 1997.

Regno Unito e Irlanda nel 2000 hanno chiesto di partecipare solo ad alcuni aspetti, in particolare la cooperazione giudiziaria di polizia in materia penale e la lotta contro il narcotraffico, mantengono perciò il diritto di controllare le persone alle proprie frontiere.

Bulgaria, Cipro e Romania e Croazia non sono ancora membri dell’area Schengen.

Cosa prevede l’accordo
Gli Accordi di Schengen prevedono l’abolizione dei controlli alle frontiere interne, garantendo nel contempo l’armonizzazione di quelli alle frontiere esterne; l’applicazione di regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi e richieste d’asilio; il potenziamento della cooperazione e il coordinamento tra i servizi di polizia e le autorità giudiziarie; la creazione e lo sviluppo del sistema di informazione Schengen (Sis), un database sofisticato che permette alle auotirà competenti di scambiarsi dati relativi all’identità di persone e beni.

L’accordo prevede anche una clausola di tutela che consiste nell’eventuale ripristino, da parte di uno o più Stati membri, dei controlli alle frontiere per un periodo limitato, in caso di minacce all’ordine pubblico o alla sicurezza nazionale.

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