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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2015 alle ore 09:45.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 07:28.

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lascia il Senato al termine dell’incontro con i senatori Pd (Ansa)Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lascia il Senato al termine dell’incontro con i senatori Pd (Ansa)

È scontro aperto tra Renzi e la minoranza Pd sulla legge elettorale. Il segretario, a poche ore dall’inizio delle votazioni in Aula, ha chiesto all’assemblea dei senatori Pd di schierarsi sulla sua relazione, durante la quale ha difeso punto per punto l’impianto attuale dell’Italicum. Ma l'assemblea si è spaccata con 71 voti a favore del segretario, un astenuto e 29 firmatari del documento della minoranza Dem contraria ai capilista bloccati che non hanno partecipato al voto. Una spaccatura che non sembra impensierire troppo il ministro Boschi. «I numeri ci sono andiamo tranquilli in aula», ha assicurato il ministro per le riforme. E ha aggiunto:«l'assemblea del gruppo a maggioranza si è espressa a favore dell'Italicum e io spero ora che in aula la minoranza si adegui». Divisa anche Fi. L’assemblea dei senatori azzurri si è chiusa con un voto a favore della linea indicata da Berlusconi: sì all’Italicum nella versione proposta da Renzi (premio di maggioranza alla lista e soglia di sbarramento al 3%). Ma i fittiani hanno votato contro. E Berlusconi in una nota diffusa in serata ha difeso il premio di lista, convinto che servirà da stimolo «per l’unificazione del centro-destra», nel tentativo di «raggiungere il bipartitismo».

Renzi: sulle riforme acceleriamo, con buona pace dei frenatori
Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi ha rincarato la dose: «Con buona pace dei frenatori noi andiamo avanti. Non si può aspettare perché l'Italia ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati. E' il momento di accelerare sulle riforme istituzionali perché siamo qui per non perdere neanche un minuto».

Legge elettorale, emendamento Esposito ammissibile
L'Aula del Senato ha avviato in serata l'esame del Ddl di riforma elettorale (44mila gli emendamenti presenatati). Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha espresso parere favorevole solo all'emendamento presentato da Stefano Esposito (Pd) che riprende gli accordi di maggioranza sull'Italicum (premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti, soglia minima di ingresso del 3 per cento, 100 capilista, clausola di entrata in vigore a luglio 2016). Il voto su questo emendamento “canguro”, dichiarato ammissibile dalla presidente supplente del Senato Valeria Fedeli, è previsto domani. E farà decadere la maggior parte delle oltre 44mila proposte di modifica presentate. In serata l'Aula ha bocciato la richiesta di Roberto Calderoli di aprire un termine, seppur breve, per presentare sub-emendamenti all'emendamento di Stefano Esposito. Parere contrario è arrivato dal Governo su due emendamenti a prima firma Miguel Gotor della minoranza dem, che aboliscono i capilista bloccati e le pluricandidature.

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