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Legge elettorale, il Senato approva senza 24 del Pd. Si torna alla…

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Legge elettorale, il Senato approva senza 24 del Pd. Si torna alla Camera

Via libera del Senato, in seconda lettura, all’Italicum: nel pomeriggio, dopo le dichiarazioni di voto, l'Aula ha approvato con 184 sì, 66 no e 2 astenuti. A favore hanno votato Pd, Fi ed Ncd-Udc, contro il M5S, Sel, Lega e Gal. Oltre a Vincenzo D'Anna (Gal), non hanno invece partecipato al voto diversi senatori azzurri di peso, tra cui Cinzia Bonfrisco, Augusto Minzolini e Francesco Bruni, Luigi D'Ambrosio Lettieri, e i senatori della minoranza dem Vannino Chiti, Corradino Mineo, Lucrezia Ricchiuti, e Miguel Gotor. Ma sono stati ben 24 i senatori dei “frondisti” Pd a non votare, secondo quanto risulta dai tabulati. Il testo tornerà ora all'esame della Camera in terza lettura.

Renzi esulta su Twitter: «E due. Il coraggio paga»
Nonostante le polemiche sul coordinamento formale della nuova normativa, approvato per alzata di mano fra le proteste dell'opposizione, e i 24 senatori della minoranza Pd che non hanno partecipato al voto, tra i primi a rallegrarsi per l’approvazione della riforma c’è il premier, che su twitter esulta: «E due. Legge elettorale approvata anche al Senato. Il coraggio paga, le riforme vanno avanti. #lavoltabuona». Ribadisce il concetto Debora Serracchiani, vicesegretaria Pd: «L'Italia dice addio al porcellum e finalmente si apre la stagione della governabilità». Il governo, sottolinea ancora, ha «fatto un patto con gli italiani e lo ha mantenuto. Con questo voto e con tutto l'impianto delle riforme che abbiamo messo in campo dimostriamo di essere un partito saldo e affidabile, all'altezza di guidare un grande Paese e di cambiarlo».

Ncd soddisfatta, FI rivendica il ruolo decisivo
Soddisfazione via twitter, nelle fila della maggioranza, ancheper l’ex presidente del Senato Renato Schifani (Area Popolare Ncd-Udc), che parla di «battaglia vinta» su preferenze e premio alla lista, che « aggregherà le forze moderate. Grazie al Nuovo Centrodestra avremo Italia più governabile». Per Forza Italia, Elena Centemero ricorda che il varo in seconda lettura della riforma si deve al «senso di responsabilità di Forza Italia e al dialogo serio e costruttivo tra forze politiche». Insomma, «i risultati arrivano», e l’accordo sulle riforme tra Fi il Pd «sta imprimendo all'Italia un'importante spinta innovatrice».

Boschi: governo autosufficiente. Gasparri l’attacca: incompetente
A far scattare la polemica tra Forza Italia e Pd sono invece le parole della ministra alle Riforme, Maria Elena Boschi, che parlando alle telecamere dopo il via libera all'Italicum definisce «sicuramente importante» il contributo di Fi e delle opposizioni per l’approvazione della riforma, ma ricorda che «in termini numerici» la maggioranza «è stata autosufficiente»: «Come numeri, quelli del governo erano maggiori di quelli delle opposizioni». «La signora Boschi dimostra ancora una volta la sua incompetenza», replica a stretto giro il vicepresidente azzurro di palazzo Madama, Maurizio Gasparri, lanciandosi in una «piccola lezione di matematica». A favore, ricorda, hanno votato 184 senatori. Sottraendo i 47 di Forza Italia si scende a 137. Bisogna poi anche considerare gli 8 voti del gruppo Gal. In ogni caso, anche fermandosi a 137, se noi avessimo votato contro si sarebbero innescate ben altre dinamiche che avrebbero portato all'affossamento della riforma. Forza Italia è decisiva».

Tempi stretti grazie all’emendamento “canguro”
Pochi problemi nelle votazioni ai tre articoli del ddl dei giorni scorsi, grazie soprattutto all'approvazione, la scorsa settimana, dell'emendamento Esposito, il cosiddetto super-canguro che ha fatto decadere la gran parte delle 47mila richieste di modifica presentate.

Ieri il via libera al premio di lista al 40%
Ieri il passaggio più delicato, con l’approvazione da parte dell'assemblea (166 sì, 62 no e 1 astenuto) del secondo emendamento firmato dalla presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro (Pd) che recepisce l'ultima versione dell'accordo Pd-Fi-Ncd sulla riforma. Ovvero, premio di lista al 40% (dal 37%) e clausola di salvaguardia per l'entrata in vigore, fissata 1° luglio 2016. Lo stesso emendamento stabilisce poi che ogni elettore disporrà di un'unica scheda con il contrassegno di ciascuna lista e il nome del capolista e che potrà esprimere uno o due voti di preferenza. In questo secondo caso la seconda preferenza dovrà riguardare un candidato di sesso diverso rispetto al primo. Solo per i capilista sarà possibile la pluricandiatura (fino a un massimo di 10 collegi).

Delega al governo per i nuovi collegi elettorali
Sì anche all'articolo 3, che disciplina la delega al governo per la definizione dei collegi elettorali, e al primo emendamento Finocchiaro (177 sì, 64 no, 2 astenuti) all'articolo 1. Anche questa proposta di modifica recepisce il nuovo accordo sull'Italicum, e riduce al 3% (dall'8%) la soglia di sbarramento ai partiti, oltre a prevedere un premio di maggioranza di 340 seggi alla lista (e non alla coalizione).

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