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Papa: «Lotta alla pedofilia senza temere gli scandali». E…

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il pontefice scrive ai capi dei vescovi

Papa: «Lotta alla pedofilia senza temere gli scandali». E alla Curia ribadisce: Chiesa povera

Le famiglie devono sapere che la Chiesa tutela i loro figli ed è per loro casa sicura. Per questo «non potrà venire accordata priorità» tra l’altro al «desiderio di evitare lo scandalo». Lo scrive il Papa ai capi dei vescovi e dei religiosi del mondo, in vista della prima riunione della Commissione per la tutela dei minori.

Il Papa, in una lettera a presidenti di conferenze episcopali e superiori religiosi, chiede che lo appoggino nel «continuare a fare tutto il possibile per sradicare dalla Chiesa la piaga degli abusi sessuali sui minori e aprire una via di riconciliazione e di guarigione in favore di coloro che sono stati abusati». La lettera è in vista della prima riunione della Pontificia commissione per la tutela dei minori istituita a marzo 2014, e allargata lo scorso dicembre a membri da tutto il mondo. Inoltre vescovi e superiori devono «verificare che nelle parrocchie e altre istituzioni della Chiesa sia garantita la sicurezza dei minori e degli adulti vulnerabili». «Sono esortati a individuare programmi di assistenza pastorale, che potranno avvalersi dell'apporto di servizi psicologici e spirituali». Siano «disponibili all’incontro con le vittime e i loro cari».

Ma oggi Francesco ha anche parlato di povertà, e lo ha fatto poco prima di ricevere il super-ministro delle finanze (e alla vigilia della riunione del Consiglio dell’Economia). Nella omelia della messa mattutina a Santa Marta Francesco ha affermato che la Chiesa deve annunciare il Vangelo «in povertà, perché la salvezza non è una teologia della prosperità». E dunque il suo unico obiettivo è quello di «portare Cristo ai poveri, ai ciechi, ai prigionieri».

Papa Francesco sembra voler ribadire la direzione per le finanze vaticane, che sono nel pieno di una riforma, affidata soprattutto al cardinale George Pell, prefetto della Segreteria dell’Economia, ricevuto questa mattina dal Papa. Pell - australiano, considerato uno dei leader dell’ala conservatrice del Sacro Collegio - dirige il nuovo super dicastero che sta assorbendo tutte le competenze in materia, e domani inizia la programmata sessione del Consiglio per l’economia, che deve controllare e indirizzare il nuovo dicastero ed è presieduto dal cardinale di Monaco di Baviera, Reinhard Marx, porporato annoverato tra gli “innovatori”, specie in materia di famiglia. Lo stato delle riforme e la scrittura degli statuti – compreso quello dello Ior, oltre che quello dell'Apsa – sarà affrontato la settimana prossima, nella riunione periodica del C-9, il consiglio dei cardinali che consiglia Bergoglio sulle riforme.

Per tornare all’omelia, Francesco ha aperto il suo ragionamento con le raccomandazioni di Gesù sullo stile che devono assumere i suoi inviati al popolo: persone che siano «prive di sfarzo», che addirittura non portino «né pane, né sacca, né denaro nella cintura». E questo perché il Vangelo, ha sottolineato, «dev’essere annunciato in povertà». «La salvezza - infatti - non è una teologia della prosperità». È solo, e null’altro, il «lieto annuncio» di liberazione portato a ogni oppresso. «Questa - ha scandito il Papa - è la missione della Chiesa: la Chiesa che guarisce, che cura». «Alcune volte - ha aggiunto - ho parlato della Chiesa come di un ospedale da campo. È vero: quanti feriti ci sono, quanti feriti! Quanta gente che ha bisogno che le sue ferite siano guarite! Questa è la missione della Chiesa: guarire le ferite del cuore, aprire porte, liberare, dire che Dio è buono, che Dio perdona tutto, che Dio è padre, che Dio è tenero, che Dio ci aspetta sempre».

Deviare dall’essenzialità di questo annuncio apre al rischio - tante volte avvertito da Papa Francesco - di travisare la missione della Chiesa in quella di una pur meritevole Ong, svuotando di fatto l’impegno profuso per alleviare le varie forme di miseria «dell’unica cosa che conta: portare Cristo ai poveri, ai ciechi, ai prigionieri». «È vero - ha detto infine Bergoglio - noi dobbiamo fare organizzazioni che aiutino, perché il Signore ci dà i doni per questo. Ma quando dimentichiamo la nostra unica missione, dimentichiamo la povertà, dimentichiamo lo zelo apostolico e mettiamo la speranza in questi mezzi, allora la Chiesa lentamente scivola in una Ong e diviene una bella organizzazione: potente, ma non evangelica, perché manca quello spirito, quella povertà, quella forza di guarire».

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